di Ilaria Ester Ramazzotti
VILNIUS – Sopravvissuti alla Shoah e agli assalti antiebraici di Stalin, alcuni nascosti in una chiesa di Vilnius per oltre settant’anni, altri dislocati altrove, migliaia di manoscritti ebraici e yiddish tornano oggi alla luce in Lituania.
Testimoni della vasta tradizione ashkenazita lituana e delle popolose comunità ebraiche vissute nello stato baltico fino alla seconda guerra mondiale, un milione di testi dispersi verranno raccolti in un archivio online, secondo un progetto dell’istituto YIVO di New York in collaborazione con le istituzioni lituane.
“Nel corso degli anni Venti e Trenta tutti questi materiali si trovavano a Vilnius e costituivano un tutt’uno in seguito dilaniato dai nazisti e poi anche dai sovietici – ha detto a Ynet News Jonathan Brent, direttore esecutivo di YIVO -. Il progetto costerà 5,25 milioni di dollari ed è finanziato dal governo di Vilnius, da fondazioni private e da donazioni individuali”.
L’archivio online permetterà ai lituani di “capire che la cultura ebraica è parte integrante della cultura lituana e di avere accesso a quella parte nascosta del loro passato” ha aggiunto Brent. Pochi dei circa 3 mila ebrei residenti oggi in Lituania capiscono l’yiddish o sembrano interessarsi al nuovo archivio ma, riporta ancora Ynet News, il presidente della locale associazione nazionale ebraica Faina Kukliansky spera che gli archivi digitali potranno suscitare curiosità e stimolare nuovo interesse.
Il progetto richiederà almeno sette anni di lavoro e contribuirà a “scoprire il patrimonio ricco e unico della lingua yiddish, la cultura, la letteratura e la cucina ebraica tradizionale, per la Lituania e per il mondo”, ha concluso Brent.
Uno sguardo alla storia dei manoscritti ebraici di Vilnius
Risalgono al XVI secolo le radici della lunga e ricca storia dell’ebraismo in Lituania, quando le prime famiglie ebraiche vi si sono stabilite dando vita a comunità poi diventate numerose e attive. La città di Vilnius era un importante centro culturale che attirava numerosi rabbini, studiosi e scrittori di lingua yiddish, al punto da guadagnarsi il soprannome di “Gerusalemme del nord’’. Prima della Shoah gli ebrei costituivano circa un terzo della popolazione residente, ma oltre il 90% è stato poi ucciso per mano dei nazisti fra il 1941 e il 1944.
Parte dell’archivio oggi in via di ricostruzione era stato trasportato in Germania durante l’occupazione tedesca e successivamente ritrovato dagli americani, che l’hanno poi inviata a New York. I documenti rimasti a Vilnius erano invece stati destinati alla distruzione dai sovietici, entrati in città nel 1944, ma grazie a un audace bibliotecario erano finiti nel seminterrato di una chiesa cattolica, dove sono rimasti fino al crollo dell’Unione Sovietica.
Fra questi, la rappresentazione teatrale Mirele Efros del drammaturgo Jacob Gordin, scritta in yiddish ma in caratteri latini, quindici pagine che riportano ancora il sigillo di ceralacca rossa dei censori della Russia zarista. “Mirele Efros è stata una commedia molto popolare e un teatro aveva inviato una copia per ottenere il permesso di metterla in scena”, ha spiegato la storica Lara Lempertiene sfoggiando alcuni manoscritti, alcuni in Yiddish, altri in ebraico. Fra i materiali ritrovati, alcuni ancora da studiare, sono stati infatti rinvenuti anche dei testi redatti in ebraico.