L’ONU aggiunge Israele alla lista degli Stati che commettono violazioni contro i bambini. L’ambasciatore Gilad Erdan: «Una vergogna»

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di Redazione
«L’ONU aggiunge Israele all’elenco globale dei trasgressori che arrecano danno bambini» titolano i media riprendendo le dichiarazioni del portavoce di António Guterres, il segretario generale delle Nazioni Unite, che già in varie occasioni aveva pronunciato parole che hanno fatto indignare Israele e non sono piaciute agli americani.

Secondo i funzionari dei diritti umani, insieme alle Forze di Difesa Israeliane (IDF), anche Hamas e la Jihad islamica palestinese sono menzionate nel rapporto per l’uccisione e il rapimento di bambini durante l’attacco contro Israele del 7 ottobre, in cui furono uccisi quasi 1.200 israeliani. Della lista fanno parte anche Russia, Stato Islamico, al-Qaeda, Boko Haram, Afghanistan, Iraq, Myanmar, Somalia, Yemen e Siria.

Il rapporto riguarda uccisioni, mutilazioni, abusi sessuali, rapimenti o reclutamenti di bambini, rifiuto di accesso agli aiuti e attacchi a scuole e ospedali.

L’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, Gilad Menashe Erdan, si è detto «scioccato e disgustato» dalla «vergognosa» decisione di includere Israele nella lista di quest’anno, che fa parte di un rapporto sui bambini e i conflitti armati che sarà presentato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite venerdì prossimo.

Come riporta The Guardian, Erdan ha registrato un video in cui faceva una telefonata dal suo ufficio, apparentemente a un funzionario delle Nazioni Unite, e ne ha fatto trapelare una parte sui social media.

Nel video, l’ambasciatore ha espresso indignazione per la decisione delle Nazioni Unite, definendo l’IDF «l’esercito più morale del mondo. L’unico che oggi è sulla lista nera è il Segretario Generale, le cui decisioni dall’inizio della guerra, e anche prima, stanno premiando i terroristi e incentivandoli a usare i bambini per atti terroristici… Si vergogni!».

Non c’è stato alcun commento immediato da parte dell’ufficio di Guterres sulla lista.

L’inclusione di Israele nella lista arriva dopo otto mesi di guerra a Gaza, in cui sono stati uccisi più di 15.500 bambini, secondo il Ministero della Sanità dell’enclave.

Il Primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha rilasciato una dichiarazione secondo cui l’ONU «si è aggiunta alla lista nera della storia quando si è unita a coloro che sostengono gli assassini di Hamas». Israel Katz, ministro degli Esteri israeliano, ha avvertito che la decisione avrà un impatto sulle relazioni del suo Paese con l’ONU, che sono già molto tese. Si rifiuta di trattare con l’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione, la principale organizzazione che convoglia gli aiuti ai rifugiati palestinesi a Gaza, Cisgiordania, Giordania, Libano e Siria.

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La cosiddetta lista nera delle Nazioni Unite ha precedentemente incluso Paesi come Arabia Saudita, Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Sudan, Siria e Yemen. Riyad Mansour, l’inviato palestinese presso le Nazioni Unite, ha affermato che la decisione di aggiungere Israele alla lista «non riporterà indietro decine di migliaia dei nostri bambini che sono stati uccisi da Israele nel corso di decenni e non ripristinerà una vita normale per i bambini permanentemente disabili […]. Ma è un passo importante nella giusta direzione verso la fine dei doppi standard e della cultura dell’impunità di cui Israele ha goduto per troppo tempo e che ha lasciato i nostri figli vulnerabili alle sue conseguenze».

Il rapporto annuale andrà al Consiglio di Sicurezza il 14 giugno e il rapporto ufficiale sarà pubblicato il 18 giugno. Sarà discusso in un dibattito in Consiglio il 26 giugno.

Israele accusa da tempo l’UNRWA di incitamento anti-israeliano, cosa che l’UNRWA ha ripetutamente negato, e nel 2017 il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha cercato di smantellare l’organismo delle Nazioni Unite, affermando che dovrebbe essere fuso con la principale agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati.

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