Ricostruire Gaza: è sotto questo auspicio che si è aperta domenica 12 ottobre al Cairo la conferenza dei donatori per la ricostruzione nella striscia di Gaza. Durante l’incontro, organizzato da Norvegia ed Egitto, la comunità internazionale ha promesso 5,4 miliardi di dollari.
Israele non è stata invitata all’incontro per non esacerbare gli animi dei paesi arabi e degli stessi palestinesi.
Finanziamenti per Gaza. Stati Uniti e Unione europea hanno promesso il loro sostegno, garantendo rispettivamente un finanziamento di 212 milioni di dollari e di 450 milioni di euro (l’Italia è pronta a contribuire con 18,7 milioni). Soldi – ha spiegato l’uscente alto rappresentante per gli Affari esteri Catherine Ashton – che «saranno utilizzati per aiutare le famiglie in maggiore difficoltà». Il maggior finanziatore sarà il Qatar, pronto a contribuire con un miliardo di dollari alla ricostruzione di Gaza.
L’irritazione di Israele, grande assente.
Dal canto suo Israele – grande assente, insieme a Hamas in questo incontro – ha visto di fatto ignorata la propria richiesta di considerare il disarmo di Hamas come una condizione necessaria per il finanziamento alla ricostruzione di Gaza. Alcune fonti israeliane intervistate dal Canale 2 notano che è stato approvato un meccanismo che assicuri che i fondi internazionali non vengano utilizzati per ricostruire le forze militari di Hamas. Ma, al contempo, altri esponenti fanno notare come di fatto non esista alcunea garanzia certa, né tantomeno alcun controllo su come vengano spesi questi soldi a Gaza. Al contrario : come ha riferito il Capo delle Forze Aeree israeliane, Hamas avrebbe già fabbricato nuovi razzi.
L’irritazione da parte israeliana è evidente nelle parole con cui il Ministro degli Esteri Avigdor Lieberman ha commentato la non estensione dell’invito a Israele: “Gaza non puo essere ricostruita senza la cooperazione e la partecipazione di Israele”.
Secondo altri esponenti politici Israele non è stata invitata perché non dopna alcun fondo, e perché l’Egitto di Abd El Sissi considerava che la partecipazione di Israele avrebbe potuto irritare altri Stati. Mentre, secondo Tzipi Livni, la colpa di questo isolamento di israele è da attribuire a Netanyahu : « Israele non è capace di esercitare influenza su temi importanti per il futuro ».
La via della diplomazia. Alla conferenza ha partecipato anche il ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini, decisa a percorrere la strada della diplomazia per «consolidare il cessate il fuoco del 26 agosto, mobilitare nuovi finanziamenti internazionali per la ricostruzione e far sì che l’autorità Palestinese abbia piena responsabilità a Gaza e nella ricostruzione della striscia».
L’importante – ha proseguito la Mogherini – è spezzare «la spirale azione-reazione, distruzione-ricostruzione» che impedisce la nascita di due Stati. Il prossimo capo della diplomazia europea ha sottolineato più volte l’importanza dei negoziati.
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