Mohammed VI, re del Marocco: “nessun crimine è giustificato in nome dell’Islam”

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di Roberto Zadik

Il re del Marocco Mohammed VI durante il discorso alla nazione del 20 agosto 2016
Il re del Marocco Mohammed VI durante il discorso alla nazione del 20 agosto 2016

In un discorso molto accorato, il Re del Marocco Mohammed VI in occasione del giorno dell’Indipendenza del Paese, il 20 agosto 2016, ha parlato chiaramente del pericolo dell’Islam radicale, dichiarando senza mezzi termini “i terroristi non sono musulmani”.

Come riporta un articolo de Le Figaro, il re ha dichiarato: «I problemi che affliggono i paesi africani attualmente non sono solo questioni riguardanti la povertà, l’emigrazione o lo sviluppo ma bensì sono perlopiù legati alla disperazione delle classi popolari, che li spinge a gettarsi nelle braccia di gruppi estremisti e terroristici. L’Islam moderato non deve restare immobile davanti all’integralismo radicale e le autorità sunnite non devono tacere davanti agli assalti dei movimenti jihadisti. Nessun crimine deve essere giustificato in nome dell’Islam.

Il sovrano ha poi proseguito: «Il “Comandante de credenti”, Amir El Moumini, guardiano dell’ortodossia sunnita elimina i terroristi dalla definizione di “Musulmani” per includerli in quella di criminali secondo la legge internazionale e sono pienamente d’accordo con lui. I terroristi che agiscono in nome dell’Islam non sono dei musulmani e non hanno legami con la religione tali da poter assolversi la coscienza per i loro spietati reati e la loro follia. Sono delle persone condannate all’Inferno per sempre».

Nel suo intenso discorso, il Re ha continuato coraggiosamente dicendo che «tutti quelli che strumentalizzano i giovani islamici in Europa e diffondono la loro ignoranza sulla lingua araba e il vero Islam manipolano la mente delle persone coi loro messaggi sbagliati e le loro deviate promesse. Questi difensori del terrorismo hanno una responsabilità pesante riguardo a questi massacri». «Questa è una vera offesa all’Islam! Da quando la Jihad si permette di uccidere degli innocenti?».

Riferendosi chiaramente a Larossi Abballa, un marocchino che ha ucciso due poliziotti in Francia a Yvelines, lo scorso 13 giugno, dopo essersi arruolato nell’Isis, il sovrano ha sottolineato, mostrando la profonda conoscenza dell’Islam, che “l’unica ragione per la quale la Jihad è ammissibile è per difendersi e non per attaccare nessuno. Per questo compiere attentati fingendo di farlo per Jihad (autodifesa) è inammissibile.”

Mohamed VI ha condannato tutti gli attentati come “follie imperdonabili”, riferendosi all’assassinio di fine luglio del prete francese Jacques Hamel, ucciso nella sua chiesa a Saint Etienne du Rouvray, Seine Maritime, e attacca “è mai concepibile che Dio possa spingere degli individui a farsi esplodere o a assassinare degli innocenti?  L’Islam non ammette nessuna forma di suicidio, per qualunque motivo. Chiunque inciti a morire e faccia del Corano e della Sunna, insieme delle leggi di Dio, una lettura distorta seguendo i loro interessi personali e per questo motivo sono spinti alla propaganda e alla menzogna.” Il re del Marocco conclude e invita tutti i musulmani, gli ebrei e i cristiani a battersi congiuntamente nella lotta contro fanatismo, odio, oscurantismo sostenuti e diffusi in nome della religione”.

Si tratta di un intervento di grande forza e espressività che ha suscitato diverse reazioni, ripreso da siti e quotidiani in Marocco e all’estero. Come ha sottolineato il sito del quotidiano francese “Le Figaro” che lo riprende in buona parte, è un discorso senza precedenti per sincerità e forza nella condanna dell’integralismo islamico e delle derive jihadiste e diversi diplomatici, giornalisti e specialisti francesi e nordafricani ne confermano l’efficacia. Secondo loro esso non è solo un intervento pubblico ma rappresenta una svolta, nonostante ci si interroghi sul suo impatto nella società e sulla sua utilità reale. Sicuramente esso verrà rifiutato dai suoi destinatari e nell’Islam salafita e radicale il Marocco viene additato come un “Paese infedele” e occidentalizzato venduto alla Francia, agli Stati Uniti a Israele, all’Arabia Saudta e all’Egitto.

In questo scenario molto teso, la polizia e le autorità marocchine compiono un grande lavoro nel controllare qualsiasi cellula terroristica reprimendo ferocemente l’integralismo. Nonostante questo si sono verificati dolorosi episodi terroristici, come nel 2003 a Casablanca, ma la minaccia viene costantemente controllata, identificata e combattuta e il Re da anni si batte per evitare che idee violente e aggressive si diffondano nella popolazione. Egli è generalmente molto rispettato ed è un’autorità nel mondo arabo e rappresenta un equilibrio fra modernità, democrazia e libertà e tradizione religiosa. La sua recente presa di posizione intende rassicurare il suo popolo e i tanti musulmani francesi, circa 800mila, che sono di origine marocchina e che spesso temono di esprimersi sullo spinoso tema del’intergralismo. Il suo discorso è una prova che esiste un Islam di tolleranza e di pace, capace di dialogare con tutti.