di Francesco Paolo La Bionda
Sebbene la nazionale di calcio di Israele non si sia candidata ai Mondiali 2022 che si stanno svolgendo in Qatar, tifosi e naturalmente giornalisti dello Stato ebraico sono volati nella monarchia del Golfo Persico per assistere al torneo. Gli israeliani in trasferta, in particolare i reporter, hanno tuttavia dovuto affrontare una diffusa ostilità sia dei locali qatarioti sia degli immigrati e dei tifosi provenienti da altri paesi arabi, che hanno anche mostrato più volte nel corso della competizione simboli filopalestinesi.
Una volta rivelata la propria nazionalità, sono stati in diverse occasioni fatti oggetto di insulti e minacce, compresi inviti a lasciare il paese. Tifosi intervistati dai giornalisti si sono rifiutati di rispondere alle domande, mentre le dirette televisive sono state disturbate da gruppetti di persone che hanno urlato slogan e mostrato bandiere palestinesi.
Le autorità israeliane invitano i propri cittadini a mantenere un basso profilo per la loro sicurezza
Sebbene in generale l’atmosfera complessiva sia stata descritta comunque come tranquilla e gli israeliani abbiano riferito di essere stati trattati bene dalle autorità del paese, alcuni hanno preferito dichiarare nazionalità fasulle ai propri interlocutori o conversare tra loro in arabo anziché in ebraico.
In un lungo thread su Twitter, i giornalisti di Yedioth Ahronoth Raz Shechnik e Oz Mualem hanno raccontato di essere stati derisi e criticati, anche da esponenti della destra israeliana, per aver cercato di fingersi per giornalisti ecuadoriani al fine di evitare litigi, compresi i casi in cui si sono sentiti minacciati dagli astanti durante le interviste.
https://twitter.com/JakeWSimons/status/1597313309111619584
Lo stesso ministero degli Esteri di Gerusalemme del resto, una volta che Doha aveva annunciato che avrebbe ammesso i cittadini dello Stato ebraico nel paese per assistere ai Mondiali, aveva consigliato ai suoi cittadini in partenza di non rendere pubblica la propria nazionalità e di evitare simboli che ne permettessero il riconoscimento come israeliani o come ebrei.
Domenica 27 novembre il Comando israeliano per la lotta al terrorismo si è spinto anche oltre, invitato i residenti dello Stato ebraico a evitare di recarsi nel paese arabo a causa dei rischi per la sicurezza, assegnando al Qatar lo un solo livello di allerta in meno rispetto ai paesi nemici di Israele come Siria e Iran.
La strana posizione del Qatar tra Hamas e Israele
Da anni il Qatar è il principale alleato di Hamas assieme all’Iran e fornisce all’organizzazione terroristica i fondi che le consentono di mantenere in piedi il proprio apparato di governo a Gaza: un fiume di denaro quantificabile tra i 360 e i 480 milioni di dollari l’anno. Doha inoltre è il principale sponsor anche della Turchia da quando è salito al potere Erdogan e ha fornito consistenti aiuti finanziari e prestiti al paese anatolico per fronteggiare la devastante crisi economica in cui si trova.
Ciononostante il paese ha mantenuto nel corso degli anni relazioni commerciali e parziali legami diplomatici con Israele, e i due paesi hanno cooperato più volte pubblicamente. Gerusalemme del resto preferisce che sia la meno belligerante monarchia del Golfo a fungere da principale sostegno del Movimento Islamico rispetto al più radicale regime di Teheran, e i petroldollari qatarioti consentono di evitare il collasso socioeconomico della striscia di Gaza che rischierebbe di spingere Hamas a un conflitto totale con lo Stato ebraico.