di Nathan Greppi
Un recente studio condotto dall’organizzazione no-profit IMPACT-SE, che si occupa di monitorare i libri di testo usati in Medio Oriente, ha rivelato che i nuovi materiali di studio che verranno usati nei territori palestinesi nell’anno scolastico 2019-2020 contengono più propaganda antisionista e, in alcuni casi, antisemita rispetto al passato. Questo nonostante negli ultimi anni avessero ricevuto forti critiche per l’indottrinamento che viene fatto ai bambini nelle scuole di Gaza e Cisgiordania.
Secondo Algemeiner, l’organizzazione ha controllato i materiali per assicurarsi che rispettassero gli standard imposti dall’UNESCO; tuttavia, è emerso che in tutti vi erano istigamenti alla violenza, al jihad e al martirio. “Attraverso i libri di testo di tutte le classi,” dichiara il gruppo, “viene enfatizzato il bisogno di una lotta continua, usando termini come rivoluzione, insurrezione, ribat (un termine che intende la difesa dell’Islam anche con la violenza, ndr) e jihad, intesi non solo come una lotta nazionale, ma anche per trasmettere e invocare credenze religiose estremiste come parte centrale del curriculum.”
In un libro di matematica, ad esempio, compare questo esercizio: “Il numero di martiri della Prima Intifada è di 2026 martiri, e il numero di martiri dell’Intifada di Al-Aqsa è di 5050. Il numero di martiri delle due Intifade è di ____ martiri.” In un altro testo, si celebra il terrorista Dalal Al-Mughrabi, responsabile nel 1978 del Massacro della Strada Costiera, avvenuto a Tel Aviv e che causò la morte di 38 persone, inclusi 13 bambini.
Inoltre, lo studio ha rivelato che “viene scartata la possibilità di una pace con Israele. La legittimità di qualsiasi presenza ebraica storica in quelli che oggi sono Israele e l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), o anche dell’attuale presenza ebraica in Israele, è totalmente assente nel curriculum.” In compenso, uno dei libri di testo afferma che “i sionisti hanno fondato la loro entità basandosi sul terrorismo, l’annientamento e il colonialismo.”
Il gruppo ha anche fornito dei dati: il 93,5% dei 1509 riferimenti a Israele nel curriculum scolastico non si riferiscono a Israele con il suo nome ma con termini dispregiativi quali “occupazione sionista”, “occupazione”, “sionisti” ed “entità sionista”. Israele viene chiamata per nome solo nel restante 6,5% dei casi.
Marcus Sheff, presidente di IMPACT-SE, ha rilasciato una dichiarazione al riguardo: “In seguito alla presentazione che abbiamo fatto, ad agosto le Nazioni Unite hanno chiesto all’ANP di rimuovere l’antisemitismo dai libri di testo. Il Parlamento Europeo ha passato una legislazione che esprime disapprovazione per il curriculum dell’anno scorso; funzionari governativi, ministri e diplomatici hanno mostrato le nostre scoperto al Ministero dell’Educazione Palestinese, e hanno ricevuto ogni tipo di rassicurazioni. Ma questa settimana, i cancelli delle scuole si sono aperti e sono stati portati gli stessi testi pieni di odio.”
Sheff ha concluso affermando che “questa è una scelta strategica fatta dal Ministero dell’Educazione Palestinese per radicalizzare intere generazioni di giovani palestinesi, per incoraggiarli a commettere violenze, mettersi in pericolo e rifiutare la pace con Israele.”