Nicolas Sarkozy, il 21 settembre, sul podio delle nazioni Unite ha ricevuto più applausi di Barack Obama. Il suo piano per la Palestina è piaciuto più del veto americano.
Sarkozy di fronte allAssemblea delle Nazioni, ha presentato il suo piano “temporaggiatore”, anche a nome dell’Europa: la Palestina presenti la sua domanda di riconoscimento all’ONU. Per dodici mesi sarà congelata, a patto che nel frattempo si riapra il negoziato di pace con Israele (entro un mese), venga raggiunto un accordo sulle frontiere (in sei mesi) e si arrivi alla fine ad un’intesa fra le due parti in causa.
Non è una proposta nuova, il ministro degli Esteri francese, Alain Juppè, già all’inizio di quest’estate aveva già proposto ai palestinesi una soluzione simile, che prevedeva tempi di ammissione all’Onu più lunghi e il rispetto di alcune condizioni.
Ora come ora l’obiettivo francese è quello di far sedere la Palestina fra i banchi dell’Assemblea dell’ONU non come 194° Stato membro, ma come Stato “osservatore” (lo stesso riconosciuto allo Stato del Vaticano).
In questo modo, i palestinesi eviterebbero quel veto americano immediato che ancora ieri è stato confermato da Barack Obama quando ha dichiarato che “non esistono scorciatoie per la pace” (nemmeno quella dell’Onu).
Il “piano” francese potrebbe essere fatto proprio dall’Assemblea, e tutto sommato sembra non dispiacere del tutto anche ai palestinesi. Nabil Shaar, capo dei negoziatore dell’Anp, ha dichiarato infatti che i “palestinesi sono consapevoli di non poter ottenere tutto subito e dunque prima di chiedere il voto all’Assemblea generale, attenderanno che il Consiglio di Sicurezza faccia le sue valutazioni”.
In questa situazione, ancora così fluida, a Ramallah e in altri centri della Cisgiordania, la gente è scesa nelle piazze a festeggiare. Giornali e siti ci mostrano le immagini dei palestinesi esultanti per le strade; per che cosa esultino tuttavia, considerate le cose, non sembra ben chiaro.