Norvegia: Trondheim (terza città del Paese) boicotta i prodotti degli insediamenti israeliani

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di Ilaria Ester Ramazzotti

Trondheim è la terza città della Norvegia
Trondheim è la terza città della Norvegia

Il Comune di Trondheim, la terza città più grande della Norvegia, ha approvato una risoluzione per boicottare tutti i beni e i servizi israeliani prodotti negli insediamenti in Cisgiordania. Lo ha denunciato  il World Jewish Congress, come riporta EJP, European Jewish Press, il 26 novembre scorso. Il testo votato dal consiglio comunale della città norvegese afferma che Israele “continua a perseguire aggressivamente la sua politica di occupazione”.

“Gli insediamenti illegali si stanno espandendo, la costruzione del muro continua, i palestinesi sono sottoposti a vessazioni quotidiane e ad affrontare grandi ostacoli nella loro vita quotidiana. Questa è una politica che il Comune di Trondheim non può sostenere e si asterrà quindi dall’acquistare di beni e servizi prodotti nei territori occupati – si legge ancora nel testo -.Il consiglio comunale chiede che anche i residenti della terza città più grande della Norvegia boicottino personalmente quei beni e servizi”.

La risoluzione  è stata approvata dal partito Laburista, dai partito Socialista di Sinistra, dai Verdi e dal Partito Rosso ed è stata invece contrastata dai conservatori, dal partito del Progresso, del partito dei Pensionati, dalla Democrazia Cristiana e dal Partito di Centro. Nel 2014, il Partito Laburista aveva avanzato una proposta al parlamento norvegese chiedendo un ”boicottaggio a livello nazionale delle merci israeliane prodotte nei territori occupati”, scrive ancora EJP, European Jewish Press. In quell’occasione,  la proposta era stata sostenuta dai partiti di sinistra, ma rigettata dai partiti del Governo, dai conservatori, dal Partito del progresso, nonché dalla Democrazia Cristiana. Il ministro degli Esteri norvegese Borge Brende aveva detto che non avrebbe raccomandato ai norvegesi di boicottare gli insediamenti israeliani, nonostante avesse esplicitamente affermato che “gli insediamenti sono illegali”. “Per quanto riguarda il prendere provvedimenti contro l’importazione di beni da quegli insediamenti – aveva dichiarato il ministro due anni fa -, non abbiamo la tradizione in Norvegia di avviare unilateralmente sanzioni o misure restrittive nei confronti di altri Paesi”.

In seguito alla risoluzione approvata della Città di Trondheim, il World Jewish Congress, per mano del suo CEO e vice presidente Robert Singer, ha scritto una lettera allo stesso ministro degli Esteri norvegese Borge Brende denunciando la decisione come fondata su “due pesi e due misure”, esortandolo altresì a “condannare questa risoluzione e incoraggiare Trondheim, così come altre città della Norvegia, a concentrare gli sforzi sul tanto necessario riavvicinamento delle due parti (israeliana e palestinese), invece di promuovere boicottaggi. Singer ha poi sottolineato che ”una tale mossa non punirà solo gli israeliani, ma potrà altresì danneggiare le migliaia di lavoratori palestinesi impiegate nelle aziende israeliane” e che “minerà gli sforzi per coesistere e cooperare, due elementi necessari per la soluzione dei due Stati, essenziale per porre fine al conflitto”. “Ognuno ha il diritto di esprimere opinioni e critiche su questioni di interesse internazionale – ha concluso Singer -, tuttavia, in questo caso, notiamo che ancora una volta che la campagna Boycott, Divestment and Sanctions prende di mira Israele usando due pesi e due misure. Nessun altro paese è stato fatto bersaglio di una campagna di tale ipocrisia. La Città di Trondheim vuole boicottare i prodotti israeliani, ma solo quelli prodotti israeliani, per motivi politici. A quanto pare, Israele è l’unico Paese di interesse per i membri del consiglio comunale di Trondheim che hanno sostenuto quella risoluzione”.