Nuove scuse dalla BBC. Il Direttore Generale esprime rammarico per il «comportamento antisemita» di alcuni collaboratori

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di Redazione
Rieccoci. Ancora una volta, la BBC si trova a doversi scusare. Stavolta attraverso le parole del suo Direttore Generale, Tim Davie, che ha inviato un messaggio ai membri dello staff esprimendo rammarico per il «comportamento antisemita di alcune persone che hanno lavorato con noi». Questo fa parte di uno sforzo per ristabilire i rapporti già ampiamente tesi con i membri del personale dell’emittente di origine ebraica.

In un’email esclusiva ottenuta dal canale Deadline nei giorni scorsi, si leggono le parole riparatrici del Direttore Davie. Ha riconosciuto: «Come molti di voi avranno notato – afferma – purtroppo nelle ultime settimane siamo stati avvisati di alcuni comportamenti antisemiti da parte di persone che hanno lavorato con noi. Voglio che sia chiaro che alla BBC non può esserci spazio per abusi razzisti di qualsiasi tipo, sia nei confronti dei nostri colleghi ebrei che di colleghi di qualsiasi provenienza o credo. Qualsiasi forma di antisemitismo, islamofobia o abuso razzista è ripugnante e agiremo sempre ogni volta che si verifica. Dobbiamo svolgere il nostro ruolo per costruire comprensione e tolleranza […]. Continueremo a parlare con una serie di gruppi all’interno dell’organizzazione come parte del nostro impegno condiviso per creare un ambiente sicuro e inclusivo per tutti, indipendentemente dal background o dalle convinzioni personali», ha aggiunto Davie.

Di fatto i rapporti con lo staff della BBC sono tesi da settimane, dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre. Deadline ha rivelato il mese scorso che Davie aveva tenuto «incontri di ascolto» con il personale mentre l’emittente cercava di affrontare i disordini interni sui pregiudizi percepiti nella sua copertura della guerra e in particolare sul modo in cui etichetta Hamas.

Danny Cohen, attualmente presidente di Access Entertainment, che prima gestiva la programmazione per la BBC, ha accolto con favore la nota di Davie ma ha detto che «ci sono voluti mesi». «Si tratta di un significativo fallimento nella gestione del razzismo che ha avuto un impatto dannoso e angosciante sugli ebrei britannici», ha aggiunto. «Sono sicuro che la comunità ebraica non troverà molto conforto in questa email. Ciò che conta sono le azioni».

Scuse dopo scuse insomma, che hanno il sapore amaro delle giustificazioni tardive, come quelle dello scorso novembre in cui l’emittente pubblica britannica si era pubblicamente scusata dopo che un collaboratore aveva citato a modo suo un rapporto di Reuters dichiarando che l’IDF «stava prendendo di mira» anziché dire che «stava collaborando» con il personale medico e i civili arabi all’interno dell’ospedale Al Shifa di Gaza.

Questo è solo uno dei numerosi errori mediatici che la BBC ha compiuto dall’inizio del conflitto tra Gaza e Israele, scoppiato il 7 ottobre, venendo accusata di «aver ripetuto a pappagallo la propaganda di Hamas e di aver mostrato una mancanza di chiarezza morale» come dichiarato dall’ex primo ministro israeliano Naftali Bennett.

Non solo: nel luglio scorso, la BBC si era scusata dopo che la conduttrice Anjana Gadgil aveva affermato in un’intervista con l’ex primo ministro Naftali Bennett nientemeno che «le forze israeliane sono felici di uccidere bambini» durante un’operazione militare a Jenin. Un portavoce di BBC News, bontà sua, aveva riconosciuto che il linguaggio utilizzato da Gadgil «non era formulato adeguatamente ed era inappropriato». Parole che hanno suscitato lo sdegno immediato del Board of Deputies of British Jews che aveva reagito con fermezza: «Siamo sconvolti dai commenti fatti da una conduttrice della BBC durante un’intervista con l’ex primo ministro israeliano Naftali Bennett. Questo rappresenta chiaramente una violazione delle linee guida della Corporation e contatteremo il Direttore Generale per protestare con il massimo vigore».

Ma la lista degli «errori» non finisce qui. Come riassume il Times of Israel, l’emittente BBC è stata ampiamente criticata anche per la sua fretta nel riferire affermazioni non verificate e successivamente smentite. Non ultima quella di un attacco aereo israeliano che sarebbe stato responsabile di un’esplosione mortale all’ospedale Al-Ahli di Gaza il 17 ottobre.

La BBC si era successivamente scusata anche per quella copertura, dicendo che era stata troppo rapida nell’attribuire la colpa. Infine, all’inizio di gennaio, la BBC si era scusata per l’ennesima volta per un servizio di dicembre trasmesso dalla sua stazione radio in cui accusava le truppe delle forze di difesa israeliane di aver giustiziato palestinesi nella Striscia di Gaza.

Il danno mediatico

È inquietante constatare come le correzioni tardive da parte di testate giornalistiche di notizie erronee o insufficientemente verificate abbiano già inflitto un danno mediatico considerevole e profondo, nonostante le scuse formali. Il ripetuto dover chiedere scusa da parte di un’emittente autorevole e riconosciuta a livello internazionale come la BBC, la quale dovrebbe essere garante di obiettività, equità e imparzialità nella narrazione dei fatti, è indicativo di una mancanza di rigoroso controllo sull’accuratezza delle informazioni diffuse. Tale condotta non solo compromette la credibilità dell’emittente, ma mina la fiducia del pubblico nella veridicità e nell’integrità del giornalismo stesso.

Da notare che l’emittente britannica è stata accusata di mancanza di parzialità anche su altre questioni. In giugno, come ha riportato lo scorso aprile il sito Euronews, secondo il gruppo anti-monarchico Republic, la BBC non sarebbe sufficientemente obbiettiva nel trattare temi legati perfino alla famiglia reale inglese.

Non solo: già due anni fa, un’analisi approfondita del Guardian in generale titolava: «Cosa significa imparzialità? La politica neutrale della BBC è stata portata ai limiti».

Infine, è sufficiente inserire su Google le parole chiave appropriate per accedere alla pagina di Wikipedia intitolata Criticism of the BBC, la quale affronta le accuse riguardanti la mancanza di parzialità, imprecisioni e falsità comunicative da parte della famosa emittente britannica su diverse questioni nazionali e internazionali. In particolare, un intero paragrafo è dedicato al conflitto israelo-palestinese, evidenziando diverse critiche mosse alla BBC da varie fonti, accompagnate da link ufficiali. Tra queste, la rappresentazione di Israele come «uno stato demoniaco e criminale» e degli israeliani come «brutali oppressori». Nel paragrafo sono presenti numerose altre critiche nei confronti dello Stato ebraico, equiparabili ad una campagna diffamatoria che ha messo in discussione la legittimità dello Stato di Israele.

La BBC, acronimo di British Broadcasting Corporation, fondata il 18 ottobre 1922 come British Broadcasting Company Ltd., è la società concessionaria britannica in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo nel Regno Unito ed è il più grande e autorevole editore radiotelevisivo del Regno Unito, con sede alla Broadcasting House di Westminster, Londra. È la più antica emittente nazionale del mondo. Offre un servizio regolare di trasmissioni e produce anche propri programmi e servizi di informazione. Il motto dell’azienda è «Nation Shall Speak Peace Unto Nation» che tradotto significa «La nazione parlerà di pace verso la nazione». Appunto.

 

(Una manifestazione a novembre davanti agli uffici della BBC)