di Davide Foa
A distanza di quarantatre anni, il massacro delle Olimpiadi di Monaco si arricchisce oggi di nuovi e cruenti particolari, resi pubblici da Ilana Romano e Ankie Spitzer, entrambe rimaste vedove per quel tragico attentato.
Erano le 4 del mattino di martedì 5 settembre 1972, quando un commando di terroristi palestinesi, facenti parte dell’organizzazione terroristica “Settembre Nero”, fece irruzione nel villaggio olimpico di Monaco. Un’ora più tardi 9 atleti israeliani erano presi in ostaggio, altri due erano morti.
Tutto ciò è ben noto alle cronache mondiali; poco si sa invece, su cosa accadde realmente agli ostaggi durante quelle 20 ore di terrore. Fino ad oggi.
Ilana e Ankie, vedove rispettivamente di Yossef Romano e Andre Spritzer, hanno deciso di raccontare particolari inediti, da loro conosciuti fin dal 1992, quando gli avvocati mostrarono loro documenti e fotografie che la polizia tedesca aveva elaborato durante le indagini ma tenute nascoste.
Dopo altri vent’anni di silenzio, Ilana e Ankie, in quanto rappresentanti delle famiglie delle vittime, hanno deciso di rendere pubblici quei dettagli, raccontandosi in un’intervista al New York Times e in un documentario che uscirà nel 2016, intitolato “Munich 1972 & Beyond”.
“Mio marito fu evirato davanti a tutti”, racconta la signora Romano senza nascondere tutta la drammaticità del momento in cui, vent’anni fa, gli furono mostrate quelle foto. “Il momento in cui vidi quelle foto fu davvero doloroso. In quel momento si cancellò l’intero Yossi che conoscevo”. Suo marito, Yossef Romano, era un sollevatore di pesi, aveva 32 anni.
Secondo la ricostruzione del tragico evento, Romano cercò di affrontare i terroristi nonostante fosse infortunato ad un ginocchio; la reazione gli costò una pena esemplare, che scoraggiasse qualsiasi altro tentativo di ribellione: fu prima ferito, quindi torturato ed evirato davanti a tutti i suoi compagni.
Anche gli altri atleti furono picchiati e torturati, come raccontano le dure fotografie.
L’attentato si risolse poi in tragedia, in seguito a un maldestro tentativo di liberazione degli ostaggi da parte della polizia tedesca; morirono i restanti 9 atleti, oltre ad un poliziotto tedesco e cinque degli otto terroristi.
L’intera vicenda mise in luce diversi carenze a livello organizzativo da parte della Germania ovest, ospitante le olimpiadi; per esempio, la sorveglianza del villaggio olimpico era affidata a volontari, Olys, sprovvisti del più banale equipaggiamento così come della conoscenza delle norme per la sicurezza.
Di fatti, i terroristi palestinesi di “Settembre Nero” riuscirono ad entrare nell’edificio semplicemente scavalcando le recinzioni, addirittura aiutati da alcuni atleti americani che li scambiarono per colleghi.
Le famiglie delle vittime lottano ancora oggi con il Comitato Olimpico Internazionale per riuscire a commemorare gli undici atleti durante tutte le Olimpiadi. Grazie alla nuova presidenza di Thomas Bach, tedesco, il Comitato ha deciso che gli atleti israeliani saranno ricordati con un memoriale a Monaco e che i loro nomi risuoneranno durante le prossime Olimpiadi a Rio de Janeiro, nel 2016.