di Paolo Castellano
Galeotta fu la pubblicità apparsa sul New York Times del 22 maggio che ha fatto arrabbiare la pop-star Dua Lipa. Si sta parlando dell’inserzione pagata dall’associazione World Values Network in cui la cantante e le modelle/sorelle Hadid sono state accusate di aver utilizzato toni antisemiti nella loro campagna filo-palestinese, condotta sui social network (dove queste celebrità sono seguite da milioni di utenti) e durata per tutti gli 11 giorni del conflitto tra Israele, Hamas e la Jihad palestinese.
Il testo contenuto nella pubblicità del New York Times intitolata Bella, Gigi e Dua, Hamas invoca un secondo Olocausto. Condanniamoli ora è stato scritto dal capo dell’organizzazione World Values Network, il rabbino Shmuley Boteach.
Come si legge sul loro sito, l’associazione ha l’obiettivo di diffondere i valori ebraici nel mondo. Tra le altre cose, già in precedenza World Values Network ha comprato altri spazi pubblicitari per denunciare la condotta di Hamas, del Qatar e di personaggi famosi che demonizzano Israele – uno di questi è il cantante Roger Waters.
Come riporta Independent, il rabbino Shmuley Boteach ha infatti criticato Dua Lipa e le sorelle Hadid per aver “diffamato lo Stato ebraico” accusando il governo israeliano di compiere “una pulizia etnica”. Il capo dell’organizzazione ebraica ha inoltre chiesto per quale motivo queste star-influencer non denuncino le violazioni dei diritti umani dei palestinesi nella Striscia di Gaza da parte dell’associazione terroristica Hamas.
Il rabbino Boteach ha inoltre chiesto maggiore collaborazione per combattere l’antisemitismo e riportare la pace in Medioriente. Infatti, considerando il tesissimo clima politico sulla questione mediorientale all’interno social media, in Occidente si sono verificate aggressioni contro gli ebrei.
Il 22 maggio Dua Lipa, che sta frequentando il fratello delle sorelle Hadid, ha respinto le accuse su Twitter, etichettandole come “false e terribili” e sostenendo che il World Values Network abbia condotto contro di lei “una campagna orribile, piena di falsità e di evidenti distorsioni di realtà”.
Qui il testo integrale della pubblicità sul New York Times
Il 27 ottobre del 1967, proprio dopo la Guerra dei Sei giorni, Marin Luther King, uno dei più grandi intellettuali del Ventesimo secolo, stava cenando ad Harvard, quando uno studente criticò Israele.
M.L. King si arrabbiò, esclamando “Non parlare così!”. Secondo il prof. Seymour Martin Lipset e altri presenti, continuò così: «Quando le persone criticano i sionisti, intendono gli ebrei. Fanno antisemitismo».
Come sono profetiche oggi le parole di M.L. King quando Israele combatte per fermare i razzi del terrore di Hamas che vogliono uccidere i cittadini israeliani e quando gli ebrei vengono picchiati per strada in Nord America da coloro che affermano di non odiare gli ebrei ma i sionisti e Israele.
Proprio in questi momenti, tre donne famose, Dua Lipa, Gigi e Bella Hadid stanno utilizzando il loro vasto seguito sui social media per fare un processo a Israele e insistere sulla nostra colpa. Bella, Gigi e Dua Lipa non sono così distanti da quella disgustosa diffamazione secondo cui Israele, una nazione con 2 milioni di abitanti arabi-musulmani, stia compiendo una pulizia etnica.
Nelle ultime due settimane, Israele è stata attaccata da circa 4.500 razzi mortali. Gli ebrei sono stati picchiati e attaccati nelle strade di New York e Los Angeles. Alcune sinagoghe sono state vandalizzate in Spagna, Germania e Regno Unito, paesi che hanno registrato un incremento del 400% degli attacchi antisemiti, incluso una brutale aggressione al rabbino di Londra.
Online la situazione è peggiore. L’ADL ha recentemente scoperto che su Twitter si trovano 17mila menzioni delle parole “Hitler was right”. Parlando a circa 100 milioni di follower sui social media, le tre mega-influencer hanno diffamato lo Stato ebraico in un modo estremamente problematico.
Dua Lipa e Bella Hadid accusano Israele di pulizia etnica, anche se milioni di ebrei in Israele discendono da sopravvissuti alla Shoah, profughi cacciati a forza da ogni territorio arabo ed ebrei che vivevano nell’Israele prestatale, che hanno sperimentato molteplici massacri e pogrom arabi. Bella condanna Israele per i checkpoint militari che sono stati eretti dopo che 700 ebrei e arabi israeliani sono stati travolti da attacchi-bomba suicidi sugli autobus e nei bar, molti di questi organizzati da Hamas.
Bella ha inoltre diffamato Israele con “apartheid”, anche se è l’unico Stato nella storia del mondo ad aver trasportato via aereo gli africani verso la libertà e ha stabilito degli standard per una coesistenza multietnica e multiculturale, con milioni di cristiani, musulmani ed ebrei di tutte le etnie, che vivono fianco a fianco come dottori, insegnanti e soldati. Gigi ha anche insinuato che una persona che difende i diritti umani e l’uguaglianza debba condannare Israele.
La sua ignoranza è selettiva. Se Bella, Gigi e Dua avessero a cuore i palestinesi, dovrebbero condannare, non Israele, una società libera, ma Hamas, un culto sanguinario, la cui brutalità verso le donne e la tolleranza dei crimini d’onore di giovani ragazze palestinesi è un abominio.
Dua e le sorelle Hadid dovrebbero chiedere ad Hamas di fermare l’utilizzo dei bambini palestinesi come scudi umani per difendere depositi d’armi e le rampe di lancio per i missili, di cessare i continui omicidi di palestinesi LGBT e di ripristinare il diritto di voto per i palestinesi dopo 14 anni di autocrazia.
Ma queste richieste potrebbero non essere compatibili con una campagna incentrata – come sembra – sulla demonizzazione di Israele. La prova è che simili accuse vengono utilizzate per attaccare gli ebrei per strada in tutto il mondo.
Bella, Gigi e Dua dovrebbero rammentare che 6 milioni di ebrei sono stati sterminati durante la Shoah soltanto 75 anni fa e che lo statuto di Hamas invoca apertamente l’uccisione degli ebrei “dovunque si trovino”. La diffamazione degli ebrei e di Israele che si sta verificando sui social media è per caso alla base dei pestaggi degli ebrei avvenuti a Times Square?
Quando si arriva al genocidio, il silenzio è complicità. Gli ebrei oggi sono sotto attacco, in Israele e in tutto il mondo. Come disse M.L. King: «Per Israele la pace significa sicurezza, e la sicurezza deve essere realtà».
Per gli ebrei della diaspora la sicurezza deve essere concreta. Per questo dobbiamo fermare le bugie sull’unica libera democrazia del Medioriente, Israele, che sostengono che sia uno stato di apartheid e che faccia pulizia etnica.
Questa è un’enorme diffamazione che sta mettendo a rischio l’incolumità degli ebrei nel mondo. Bella, Gigi, Dua, ci aiutino a combattere oggi l’antisemitismo e a riportare la pace in Medioriente.