Opera House di Sydney (foto: ©IlariaMyr)

Ondata di crimini antisemiti in Australia. Un possibile piano straniero dietro gli attacchi

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di Redazione
Un’ombra inquietante si allunga sull’Australia, dove la polizia federale sta indagando su una possibile regia straniera dietro l’escalation di atti antisemiti che stanno scuotendo il Paese. La teoria, sempre più accreditata, è che vi siano «criminali pagati» per perpetrare questi attacchi, spingendo le autorità a considerare l’ipotesi di un sofisticato piano orchestrato.

L’episodio più recente, che ha colpito la periferia di Sydney, ha scatenato allarme e indignazione: come riporta il Jerusalem Post, un incendio doloso ha devastato un asilo nido ebraico, accompagnato da graffiti carichi di odio. Il primo ministro Anthony Albanese, visibilmente preoccupato, ha convocato un incontro di emergenza del gabinetto, dichiarando: «Alcuni di questi atti non sembrano avere motivazioni ideologiche, ma piuttosto economiche. Stiamo indagando sulle fonti di finanziamento».

Secondo le ricostruzioni, l’attacco è avvenuto nella tarda serata di lunedì. Poco distante da una sinagoga, i vandali sembrano aver mirato all’asilo ebraico, colpendolo con vernice spray e appiccando il fuoco. La polizia ha subito classificato l’accaduto come un crimine d’odio, e l’ Australian Jewish Association ha confermato su X che la vicinanza con il luogo di culto non era una coincidenza. Ryvchin, co-CEO dell’Executive Council of Australian Jewry, ha condiviso sui social una fotografia che mostrava parte di un inquietante slogan antisemita, collegato ad altri recenti episodi di vandalismo e incendi dolosi nella zona.

La settimana precedente, il 10 gennaio e l’11 gennaio due sinagoghe a Sydney (una in città e una nella periferia di Newton) erano state vandalizzata con graffiti riproducenti svastiche e messaggi inneggianti al nazimo: solo in questi giorni la polizia australiana ha arrestato due persone sospettate di essere gli autori di quelli a Newton. Mentre a dicembre era stata incendiata una sinagoga a Melbourne.

 

Il sospetto di finanziamenti stranieri

Ma c’è un elemento che complica ulteriormente il quadro: il commissario Rhys Kershaw ha sollevato il sospetto che dietro questi atti si nascondano transazioni in criptovalute, un mezzo che rende difficile tracciare i finanziamenti e smascherare i mandanti. Al contempo, si indaga sulla radicalizzazione online di giovani coinvolti in questi crimini, evidenziando come l’odio si alimenti anche nel vasto e oscuro mondo digitale.

In risposta alla gravità della situazione, il governo australiano ha istituito un database nazionale per monitorare gli episodi di antisemitismo. La task force Evelight, attiva dallo scorso dicembre, ha già registrato oltre 166 segnalazioni, e solo a Sydney 35 persone sono state incriminate per crimini d’odio contro la comunità ebraica.

L’ondata di violenza ha ripercussioni anche sul piano internazionale. Il viceministro degli Esteri israeliano ha accusato il governo australiano di non reagire con sufficiente fermezza, ma il primo ministro Albanese ha respinto con decisione le critiche, ribadendo l’impegno del Governo nella protezione dei cittadini ebrei. «Questi atti rappresentano un attacco non solo a una comunità, ma all’intero Paese», ha dichiarato.

Nel frattempo, il Jewish Council of Australia ha lanciato un appello accorato per rafforzare il dialogo intercomunitario e promuovere una collaborazione più efficace, nella speranza di porre fine a questa preoccupante serie di attacchi.

 

(In alto: l’Opera House di Sydney. Foto: ©IlariaMyr)