di Roberto Zadik
In un periodo fra i più difficili per il mondo ebraico, ricorre, il prossimo 27 gennaio, un anniversario fondamentale come gli ottant’anni dalla liberazione del lager di Auschwitz in cui morirono oltre un milione e mezzo di persone in cinque anni di attività. Per non dimenticare quanto accaduto, il sito Ynetnews ha reso noto che la Claims Conference lunedì 13 gennaio ha lanciato l’importante campagna Sono sopravvissuto ad Auschwitz, ricordatevi questo.
L’iniziativa comprende le testimonianze di ottanta reduci dal più celebre fra i campi di sterminio diventato, come ha evidenziato il testo, “simbolo della crudeltà nazista”. Con l’intento di sensibilizzare specialmente le nuove generazioni, per due settimane, ottanta brevi filmati realizzati dai sopravvissuti verranno postati sui social network e in ogni video ciascuno di loro dovrà rispondere alla domanda Qual è la cosa più importante che vuoi ricordare della esperienza nel lager?
A questo proposito, gli interpellati hanno dato una vasta gamma di risposte fra ricordi e emozioni. Elle Blumenthal, una donna di centotre anni vorrebbe che, nonostante abbia perso gran parte della famiglia nel lager, venga ricordato che “non ha mai perso la speranza”. Scampate con Roma, sua nipote, l’anziana rievoca quando la supplicava di farla finita gettandosi sul recinzioni di filo spinato del campo “ma riuscì a convincerla ad attendere l’indomani perché non ero pronta per morire, ma volevo vivere nonostante tutto”.
Molto toccante anche la testimonianza video di Jona Laks salvatosi dagli atroci esperimenti del dottor Mengele, noto per la sua crudeltà, e che ora vive in Israele “ho fatto un voto di dare tutta la mia forza, il mio tempo e tutto quello che ho per raccontare al pubblico quello che mi è successo ed è fondamentale che la gente non lo dimentichi”.
Elemento fondamentale per l’avvio dell’iniziativa è stata la testimonianza di Aron Krell che ha voluto ricordare il fratello Zvi. Egli ha raccontato che prima della deportazione era un prestante calciatore e che a causa del lavoro forzato, della carenza di cibo e dell’assenza di cure mediche morì di fame e di stenti. Le ultime parole furono proprio “Per favore non dimenticatemi mai”. Come ha ribadito Krell, la campagna della Claims Conference è un omaggio al fratello e a tutte le famiglie le vittime, uccise e massacrate dalla ferocia nazista, aggiungendo che “nella Shoah ho perso anche l’altro mio fratello Moshe e mia madre Esther e sono miracolosamente sopravvissuto a cinque lager incluso Auschwitz”. Successivamente ha aggiunto “anche se molti non capiranno cosa ho passato mi auguro che concordino che la lezione della Shoah non vada dimenticata”.
Fra le testimonianze di questo importante progetto, anche Eva Szepesi, ebrea tedesca che ha rievocato il tentativo della madre di salvarla inviandole documenti falsi. Malgrado ciò la donna venne deportata il 3 novembre 1944 e pensando alle sorti dei membri della sua famiglia ha detto “Non so se all’epoca mia madre e il mio fratellino, Tomas, fossero già stati già deportati e uccisi in quel campo, ma non ho voluto pensarci cercando di andare avanti”. In conclusione Gideon Taylor, presidente della Claims Conference ha commentato l’iniziativa sottolineando che “gli orrori dei campi sono di una tale gravità che è fondamentale aver permesso alla gente di ricordare le proprie sofferenze, i loro cari deceduti e le esperienze che li hanno brutalmente segnati, specialmente come insegnamento per le future generazioni”
(Immagine gentilmente concessa dall’autore Lorenzo Bolzani )