di Paolo Castellano
Non sembrano aver avuto effetto le contromisure e gli appelli di Stati Uniti, Israele e Unione Europea per interrompere la politica degli “stipendi al terrorismo” dell’Autorità Palestinese. Il 19 marzo, la ONG Palestinian Media Watch ha infatti dichiarato che i rappresentanti palestinesi abbiano trovato un modo creativo per mascherare i compensi ai terroristi.
Stando alle dichiarazioni ufficiali di Qadri Abu Bakr, presidente della commissione per gli affari dei detenuti per l’OLP, l’Autorità Palestinese nelle prossime settimane darà avvio a migliaia di assunzioni nell’ambito del servizio civile e della sicurezza interna. Naturalmente gli impeghi non sono rivolti alla popolazione palestinese, ma a quel segmento che ha compiuto omicidi e attacchi terroristici contro Israele e i suoi cittadini.
«Dopo la decisione del presidente Mahmoud Abbas, è iniziata l’integrazione dei detenuti nel settore militare e in quello civile», ha dichiarato Qadri Abu Bakr al canale televisivo ufficiale dell’Autorità Palestinese. «Ogni detenuto dovrà riempire un modulo con le informazioni necessarie ed esprimere una preferenza, se lavorare nella sicurezza o nel settore civile».
Tale iniziativa preoccupa Israele perché l’IDF collabora attivamente con le forze di difesa dell’Autorità Palestinese per prevenire e contrastare le operazioni terroristiche del gruppo antagonista palestinese Hamas. Come riporta il Jerusalem Post, l’intelligence israeliana considera un problema l’impiego di terroristi nei meccanismi di sicurezza interna dei territori palestinesi e non è escluso che ciò mini la cooperazione tra le due parti.
Tuttavia, Abbas non sente ragioni. I terroristi devono ricevere quanto è stato loro promesso per le azioni criminose commesse. Infatti, in un’intervista del 12 marzo, il presidente dell’Autorità Palestinese si è espresso in questo modo: «Poiché i martiri sono i più sacri tra noi, e poiché i feriti sono i più sacri tra noi, e poiché i detenuti sono i più sacri tra noi, non possiamo abbandonare loro e le loro famiglie». Ecco spiegato il camuffamento degli stipendi pay-for-slay. «Finché avremo un solo centesimo, lo daremo ai loro famigliari».
Secondo il rapporto di Palestinian Media Watch, l’Autorità Palestinese prevede di assumere 7.500 palestinesi che sono stati agli arresti in Israele per reati di terrorismo. Potranno dunque svolgere lavori speciali, creati appositamente per loro, e riceveranno uno stipendio. In questo modo, sostiene l’ONG che ha redatto il report, le istituzioni palestinesi vogliono aggirare i divieti israeliani sull’remunerazione al terrorismo, sperando inoltre di ottenere benevolenza dall’Amministrazione Biden che, contrariamente a Donald Trump, ha promesso nuovi finanziamenti.