di Ilaria Ester Ramazzotti
BRUXELLES – “Non c’è futuro per gli ebrei in Europa”. Lo ha detto il rabbino capo di Bruxelles Avraham Guigui parlando alla radio israeliana 103 FM, lunedì 23 novembre. La motivazione risiederebbe nell’atmosfera di paura creatasi nella capitale belga, cascata in uno stato di allerta e di ‘blocco’ per tre giorni, a cavallo dello scorso fine settimana, a causa di possibili attacchi terroristici.
“Da Shabbat la città è paralizzata e le sinagoghe sono chiuse, cosa che non era mai accaduta dalla fine della seconda guerra mondiale. Le persone pregano da sole o sono in piccoli minyanim in case private. Le scuole e i teatri sono chiusi, come la maggior parte dei grandi magazzini, mentre le manifestazioni pubbliche non sono permesse; viviamo nella paura e aspettiamo le istruzioni della polizia o del governo”, ha riferito il rabbino Guigui quando ancora Bruxelles era in stato di allerta.
“C’è un senso di paura per le strade, i belgi hanno capito che anche loro sono obiettivi del terrore – ha sottolineato, come riporta il Jerusalem Post -. Ora gli ebrei pregano nelle loro case e alcuni di loro pensano di emigrare”. In Belgio “ci sono 25 mila ebrei a Bruxelles, 18 mila a Anversa e il resto vive in posti più piccoli. Ci sono state aliyot verso Israele così come emigrazioni in Canada e negli Stati Uniti”. Anche le condizioni economiche, ha aggiunto, stanno spingendo i giovani a lasciare il Belgio per trasferirsi in Israele o in altri luoghi.
“Penso che fare aliyah in Israele sia una cosa importante per ogni ebreo”, ha concluso Avraham Guigui. “È qualcosa che gli ebrei di ogni generazione anelano. Ma non dovrebbero fare aliyah per paura, perché questo si tradurrebbe in una esperienza di scarso ambientamento, con la sensazione che qualcosa è stato lasciato alle spalle. La gente dovrebbe fare aliyah per amore per Israele”.