di Davide Foa
C’è una piccola città in Polonia con una grande sinagoga. La città si chiama Przysucha, conta poco più di 12.000 abitanti, e la sua grande sinagoga è stata sin dalla fine del XVIII secolo uno dei più importanti punti di riferimento per il movimento chassidico polacco.
Dopo aver accolto maestri di grande spessore, la sinagoga si è ritrovata, negli anni seguenti la seconda guerra mondiale, a dover ospitare vacche e fertilizzanti vari. Oggi è tornata nelle mani della comunità ebraica, ma le sue condizioni non sono certo delle migliori.
Per questo nel 2014, dopo due anni di richieste, la Fondazione per la Conservazione del Patrimonio Ebraico in Polonia era riuscita ad ottenere degli aiuti economici dal Ministero della Cultura polacco. I fondi, un totale di 43.000 dollari, sarebbero stati necessari per ristrutturare la sinagoga, dalle fondamenta al tetto.
Pochi giorni fa però, come riporta Haartez, il ministero ha ritirato la mano, rifiutandosi di collaborare alla ristrutturazione del monumento tardo barocco, patrimonio non solo della comunità ebraica ma di tutti i polacchi.
“Non riusciamo a capire perché allo Stato polacco non interessi preoccuparsi dei monumenti ebraici” così esprime il proprio malcontento Monika Krawczyk, direttrice generale della Fondazione, “sembra che, dopo essere stata ben sfruttata, spremuta come un limone, la sinagoga sia stata restituita alla comunità ebraica, come a dire ‘ eravate voi a volerla, ora è vostra’ “.
La direttrice se la prende soprattutto con le alte cariche statali e con le loro promesse, o false rassicurazioni, riguardo alla salvaguardia del patrimonio ebraico in Polonia: “In effetti, una pacca sulla spalla è gratis”.