di Nathan Greppi
Rodrigo Duterte, l’attuale presidente delle Filippine, si è scusato pubblicamente domenica 2 ottobre per aver fatto analogie tra la Shoah e la sua lotta contro il traffico di droga, che ha ucciso oltre 3000 persone in soli tre mesi.
Secondo il sito Ynetnews, Duterte ha dichiarato che le sue scuse sono rivolte unicamente al popolo ebraico. Tuttavia, egli ha continuato a esprimere il suo disprezzo nei confronti dei politici e delle ONG per i diritti umani che hanno criticato i suoi metodi nel combattere il narcotraffico nel suo paese. Il 5 settembre aveva fatto il giro del mondo la notizia secondo cui Duterte, in risposta alle critiche di Obama sul suo modo di governare, avrebbe chiamato quest’ultimo “putang ina”, che in lingua tagalog vuol dire “figlio di putt…”
Durante un discorso nella città di Bacolod, Duterte ha aggiunto che non aveva nessuna intenzione “di sminuire la memoria dei sei milioni di ebrei uccisi dai tedeschi. Mi scuso profondamente con la comunità ebraica”.
Tutto è iniziato venerdì 30 settembre, quando Duterte aveva dichiarato di voler portare la sua campagna contro la droga a un nuovo livello; è stato a quel punto che ha detto che, facendo notare quanti ebrei erano morti a causa di Hitler, che Duterte ha pronunciato le seguenti parole: “Ci sono tre milioni di drogati nelle Filippine. Sarei molto felice di massacrarli tutti”. Ha continuato affermando che, mentre le vittime della Shoah erano persone innocenti, i suoi obiettivi “sono tutti criminali, ed eliminarli tutti porrebbe fine al problema (della droga) nel mio paese e salvare la prossima generazione dalla perdizione”.
Le sue dichiarazioni hanno suscitato numerose reazioni. Ronald Lauder, presidente del Congresso Ebraico Mondiale, ha rilasciato la seguente dichiarazione da Gerusalemme, dove si era recato per assistere al funerale di Shimon Peres: “L’abuso di droghe è un tema importante. Ma ciò che il presidente Duterte ha detto non solo è profondamente inumano, ma dimostra una terribile mancanza di rispetto per la vita umana che è veramente straziante (se detta) da parte di un leader democraticamente eletto di un grande paese”.
Phil Robertson, direttore della sezione asiatica di Human Rights Watch, ha ricordato come oggi Hitler verrebbe accusato di crimini contro l’umanità. “Sarebbe questo che vuole Duterte? Vorrebbe risponderne alla Corte Penale Internazionale? Perché è questa la direzione che sta prendendo”.
Nonostante le critiche Ernie Abella, portavoce del presidente, ne ha preso le difese, affermando che “mentre l’Olocausto è stato un tentativo di sterminare le future generazioni di ebrei, le uccisioni legate alla droga come risultato di legittime operazioni di polizia, finiranno tuttavia per salvare la prossima generazione di filippini”.
Nonostante le numerose critiche da parte degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, Duterte gode di un notevole sostegno tra la popolazione filippina, favorevole ai suoi metodi violenti nella lotta agli spacciatori.