di Anna Balestrieri
La Convention Nazionale Democratica (DNC, Democratic National Convention) di Chicago si è aperta sullo sfondo di tensioni latenti sul conflitto Israele-Hamas, con lo spauracchio di significative interruzioni e proteste da parte dei manifestanti anti-Israele.
Il reale impatto delle proteste pro-pal nella convention
Mentre il discorso del presidente Joe Biden è stato brevemente interrotto dagli attivisti, lo sforzo complessivo della protesta è stato inferiore alle aspettative. I manifestanti, che hanno srotolato uno striscione con la scritta “Stop arming Israel” durante il discorso di Biden, sono stati rapidamente messi a tacere dai delegati pro-Biden e alla fine hanno avuto scarso impatto sui procedimenti. Questa breve interruzione sarebbe persino passata inosservata se non fosse stato per un reporter solidale che ha catturato e condiviso il momento sui social media. Nell’ambiente controllato della convention, l’incidente è stato rapidamente gestito, assicurandosi che non oscurasse l’evento.
Nonostante le previsioni, secondo cui 40.000 attivisti pro-palestinesi avrebbero marciato sullo United Center, l’affluenza è stata di gran lunga più ridotta, contrastando nettamente con la preoccupazione espressa da molti media prima della convention. La divisione prevista all’interno del Partito Democratico sul conflitto Israele-Hamas non si è materializzata nella misura prevista, almeno nel primo giorno della convention. I delegati all’interno della sala della convention sono parsi in gran parte uniti, approvando una piattaforma che prometteva un impegno “ferreo” nei confronti di Israele e applaudendo gli sforzi di Biden per mediare un cessate il fuoco e un accordo di rilascio degli ostaggi. In particolare, Israele è stato menzionato solo tre volte nelle quasi sei ore di discorsi, a indicare che la leadership del partito ha cercato di ridurre al minimo l’attenzione su questa questione divisiva.
Le figure protagoniste
Personaggi come la deputata Alexandria Ocasio-Cortez, una voce di spicco nell’ala progressista del partito nota per le sue critiche a Israele, hanno fatto solo brevi accenni a Gaza, concentrandosi invece sui più ampi valori democratici. Questo approccio sembra sia stato architettato per mantenere l’unità del partito ed evitare di infiammare ulteriormente la situazione.
Allo stesso modo, le empatiche osservazioni del senatore Raphael Warnock sulla difficile situazione dei bambini israeliani e palestinesi sono state accolte con un ampio applauso, a indicare che la base del partito rimane più allineata con un messaggio di unità e compassione piuttosto che di divisione sulla politica estera.
Fuori dalla convention, tuttavia, l’umore era diverso. Migliaia di manifestanti di una coalizione di oltre 200 gruppi hanno marciato per le strade di Chicago, arrabbiati per la gestione del conflitto Israele-Gaza da parte dell’amministrazione Biden. La protesta, che si prevedeva sarebbe stata una delle più grandi dimostrazioni della convention, è rimasta per lo più pacifica, sebbene alcuni incidenti isolati abbiano portato a scontri con la polizia.
Alcuni manifestanti hanno violato una recinzione di sicurezza attorno allo United Center, causando la detenzione di diverse persone. I manifestanti, che andavano dai membri dei Democratic Socialists of America a fazioni più radicali, si sono espressi apertamente nella loro opposizione al continuo sostegno degli Stati Uniti a Israele. Tuttavia, il loro impatto all’interno della sala della convention è stato minimo.
Il significato ed il riverbero delle proteste anti-israeliane
Le proteste evidenziano una crescente tensione all’interno del Partito Democratico, soprattutto tra i giovani elettori e i progressisti che si sentono sempre più alienati dalla posizione del partito su Israele.
L’ex ambasciatore degli Stati Uniti in Israele, Tom Nides, ha riconosciuto questo divario generazionale, sostenendo che personaggi come la vicepresidente e candidata ala presidenza Kamala Harris potrebbero essere più adatti a colmare il divario e riconquistare il sostegno dei giovani americani che sono diventati disillusi dalla politica estera del partito. Nides e altri leader del partito vedono Harris come una figura chiave nel mantenere il sostegno del partito a Israele, riconoscendo al contempo la sofferenza palestinese, un approccio che Biden è stato più riluttante ad abbracciare pienamente.
Nonostante l’affluenza relativamente bassa e l’impatto limitato delle proteste, esse riflettono un cambiamento più ampio all’interno del Partito Democratico. Nonostante i delegati tradizionali all’interno della sala congressi si siano in gran parte schierati attorno a Biden e Harris, le proteste all’esterno segnalano che la base del partito è tutt’altro che unita sulle questioni relative a Israele e Palestina. Mentre la convention prosegue, resta da vedere se questa tensione aumenterà o se i leader del partito riusciranno a destreggiarsi con successo nel delicato equilibrio tra l’imprescindibile sostegno a Israele e la gestione delle crescenti preoccupazioni di un’ala progressista sempre più critica e disillusa circa la politica estera del partito, critica sia per l’appoggio e la vendita di armi ad Israele, sia per la posizione nel conflitto russo-ucraino.
Se le proteste anti-israeliane non hanno fatto deragliare il primo giorno del DNC come alcuni temevano, sottolineano però la crescente divisione ideologica all’interno del partito. La capacità della leadership di gestire questa divisione senza alienare segmenti chiave dell’elettorato sarà cruciale mentre il partito si dirige verso le elezioni di novembre.