di Nathan Greppi
Negli ultimi anni, sono aumentati considerevolmente gli episodi di antisemitismo nei campus universitari americani e britannici. Un odio che spesso utilizza l’ostilità verso Israele come una foglia di fico, consentendo a gruppi estremisti di insultare e mobbizzare i gli studenti ebrei.
Come riporta Algemeiner, il fenomeno è stato recentemente riconosciuto nel Regno Unito anche dall’Unione Nazionale degli Studenti (NUS in inglese), che mercoledì 15 marzo, durante la cerimonia di apertura della propria conferenza annuale, si è scusata pubblicamente per le discriminazioni che molti ebrei hanno subito negli atenei britannici.
“Vorremmo iniziare la conferenza di oggi con un’assunzione di responsabilità e una dimostrazione di umanità verso i nostri membri e amici ebrei”, ha dichiarato Chloe Field, Presidente del NUS per l’educazione superiore. “A nome del NUS di oggi e di ieri, sono davvero, sinceramente dispiaciuta che ci abbiamo messo così tanto ad affrontare di petto l’antisemitismo.” Ha aggiunto che gli studenti ebrei non dovranno mai più ritrovarsi da soli in questa battaglia.
I precedenti
A gennaio, il NUS aveva commissionato un report sulla questione, scritto dall’avvocatessa Rebecca Tuck. Era emerso che gli episodi di antisemitismo non si limitavano a quelli legati all’antisionismo, per cui gli ebrei venivano presi di mira in quanto associati ad Israele, ma figuravano anche quelli legati al complottismo classico, che vede gli ebrei come coloro che governano il mondo dietro le quinte, e perfino all’accusa del sangue, secondo la quale utilizzerebbero il sangue dei bambini non ebrei a scopi rituali.
Nello stesso report, venivano citati specifici episodi di antisemitismo denunciati da diversi studenti ebrei, molti dei quali sarebbero avvenuti proprio alle conferenze del NUS. Si andava dall’istigazione alla violenza contro i cittadini israeliani a teorie complottiste secondo cui dietro l’UJS (Union of National Students), organizzazione che rappresenta gli studenti ebrei nel Regno Unito e in Irlanda, ci sarebbe il Mossad. Figurava anche almeno un caso in cui qualcuno si era opposto ad una mozione che proponeva di celebrare la Giornata della Memoria.
Nel novembre 2022, il NUS ha rimosso dal suo incarico l’allora presidente Shaima Dallali, della quale vari gruppi ebraici avevano scoperto tweet in cui la stessa sosteneva Hamas, scrivendo “Khaybar, Khabybar o ebrei, l’esercito di Maometto tornerà”. Questo era un riferimento alla Battaglia di Khaybar, avvenuta nell’anno 628 in cui le truppe di Maometto fecero una strage di ebrei. Tale episodio storico fece discutere anche in Italia nel dicembre 2017 dopo che, durante una manifestazione filopalestinese in Piazza Cavour a Milano, alcuni manifestanti inneggiarono al massacro di Khaybar.
Sempre la Dallali in passato avrebbe elogiato il predicatore islamico estremista Yusuf al-Qaradawi, sostenitore del terrorismo suicida palestinese e a cui è proibito l’accesso in molti paesi arabi e occidentali. Prima delle sue dimissioni, il governo britannico aveva interrotto ogni relazione con il NUS e gli aveva tagliato i fondi.
Il caso di Leeds
Negli stessi giorni l’Università di Leeds, in Inghilterra, ha patteggiato per pagare una causa intentata da una studentessa ebrea di sociologia, Danielle Greyman, la quale ha accusato dei suoi professori di averle dato un voto basso per aver criticato Hamas in un suo testo. In tal modo, lei non avrebbe potuto completare gli studi in tempo per iscriversi ad un master.
Jonathan Turner, avvocato della Greyman e membro di UKLFI (UK Lawyers for Israel), ha dichiarato giovedì 16 marzo ad Algemeiner che “siamo molto soddisfatti dell’accordo, e speriamo che sia un monito per università e accademici affinché non lascino che i loro giudizi vengano influenzati da preconcetti antisraeliani, tanto diffusi nell’accademia”.
La documentazione per la querela era stata presentata in tribunale nel luglio 2022. Stando a questi, nel 2021 la Greyman doveva scrivere un saggio per un corso su “Crimine e immoralità di stato”, l’ultimo che le mancava prima di laurearsi. Propose un saggio su come l’amministrazione corrotta di Hamas nella Striscia di Gaza danneggiasse gli stessi palestinesi, sfruttando il conflitto con Israele e il sostegno economico da parte delle Nazioni Unite.
Nonostante la ricerca fosse inerente i temi del corso, e in seguito un osservatore indipendente avesse confermato che il saggio fosse in linea con i criteri assegnati, gli assistenti del docente e del relatore le hanno dato un voto negativo, costringendola a rimandare la fine degli studi. Dopo il processo, la studentessa ha spiegato che in ogni caso è riuscita comunque a laurearsi all’Università di Leeds e che, anziché continuare gli studi a Glasgow come aveva pianificato in origine, ha deciso di emigrare in Israele.
In un comunicato pubblicato sul sito dell’UKLFI, la Greyman ha dichiarato che “sono molto grata per il sostegno ricevuto da parte dell’UKLFI e più in generale dalla comunità ebraica, e spero che ciò incoraggi altri studenti ad agire contro le istituzioni che non si assumono le loro responsabilità nel garantire la libertà accademica e un giudizio equo.”