di Nathan Greppi
Forti proteste ha suscitato, da parte della comunità ebraica americana, la notizia che un tribunale pakistano ha ordinato, il 24 dicembre, il rilascio immediato di 4 terroristi che nel febbraio 2002 hanno partecipato al rapimento e all’uccisione del giornalista Daniel Pearl, inviato del Wall Street Journal che morì decapitato a soli 38 anni proprio in Pakistan, dove stava indagando sul terrorismo jihadista nei mesi successivi agli attentati dell’11 settembre. Mentre lo uccidevano, fu costretto a dire ‘Io sono ebreo’.
“Ci disgusta la decisione dell’Alta Corte di Karachi, in Pakistan, di rilasciare Ahmed Omar Sheikh e altri tre (terroristi) coinvolti nella barbarica uccisione del giornalista ebreo americano Daniel Pearl z’’l avvenuta nel 2002,” si legge in un comunicato del CoP, organizzazione che riunisce i presidenti delle maggiori comunità ebraiche statunitensi.
Già ad aprile la stessa corte aveva commutato la condanna a morte di Sheikh e assolto gli altri tre per insufficienza di prove. Li avevano comunque tenuti in custodia negli ultimi 8 mesi per questioni di ordine pubblico. Il governo centrale ha cercato di fare ricorso alla Corte Suprema per impedire il rilascio, e anche i genitori di Pearl avevano scritto una petizione per avere giustizia.
Il CoP, nel suo comunicato, ha espresso la propria amarezza soprattutto alla luce del fatto che proprio negli stessi giorni un tribunale di Buenos Aires ha assolto Carlos Telleldin, accusato di essere l’esecutore materiale dell’attentato al Centro Ebraico AMIA del 1994 che causò 85 morti e circa 300 feriti.