di Anna Coen
In questi giorni la World Central Kitchen (WCK), nota organizzazione umanitaria statunitense specializzata nell’assistenza alimentare durante le emergenze, è finita al centro di una controversia dopo aver licenziato 62 dipendenti nella Striscia di Gaza. La decisione segue le accuse di Israele secondo cui alcuni di questi lavoratori avrebbero legami con Hamas e con altre organizzazioni terroristiche che governano la zona. Secondo Reuters, alcuni di questi dipendenti avrebbero addirittura preso parte agli attentati del 7 ottobre costati la vita a oltre 1.200 persone in Israele.
In un messaggio al personale, WCK ha confermato di aver «apportato delle modifiche» dopo che Israele ha chiesto un’indagine sulle sue pratiche di assunzione a Gaza.
Tra i dipendenti licenziati spicca il caso di Kahad Azmi Kadih (noto anche come Ahed Azmi Qudeih), un palestinese accusato di aver preso parte agli attacchi di Nir Oz e successivamente ucciso in un raid aereo il 30 novembre. La WCK ha dichiarato di aver agito con i licenziamenti per motivi di sicurezza, ma ha sottolineato che Israele non ha fornito prove sufficienti per verificare pienamente le accuse e che non ha condiviso le sue informazioni di Intelligence: «Non conosciamo su cosa Israele si sia basata per denunciare questi individui», ha affermato l’organizzazione, aggiungendo che queste misure sono state adottate «per proteggere la nostra squadra e le nostre operazioni».
L’organizzazione ha sospeso temporaneamente le operazioni a Gaza, manifestando preoccupazione per il suo personale e per la neutralità delle sue attività.
Il coinvolgimento di UNRWA e altre organizzazioni
Questa vicenda come noto non è isolata. L’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, è stata oggetto di critiche pesanti in questi mesi di conflitto per il presunto coinvolgimento di alcuni suoi dipendenti con Hamas e altre fazioni armate. Secondo quanto riportato da The Jewish Press a seguito di interviste e di un’analisi dei registri condivisi con il New York Times dall’esercito israeliano e dal Ministero degli Esteri, Israele avrebbe scoperto che almeno 24 dipendenti dell’UNRWA erano legati ad attività militanti, utilizzando le infrastrutture dell’agenzia per scopi bellici, come il deposito di armi e il lancio di razzi contro obiettivi israeliani.
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Prima dell’inizio del conflitto, l’UNRWA gestiva 288 scuole distribuite su 200 edifici a Gaza. Tuttavia, documenti sequestrati, inclusi piani segreti di Hamas, avrebbero rivelato che alcune di queste scuole venivano usate come basi per nascondere armi e combattenti. Il governo israeliano ha fornito prove di queste attività, supportate da testimonianze di ex dipendenti e residenti, confermando l’infiltrazione di Hamas nelle scuole gestite dall’agenzia.
Nonostante gli avvertimenti da parte di Israele, diversi membri, identificati come terroristi, avrebbero continuato a lavorare per l’agenzia. Alcuni di loro ricoprivano ruoli rilevanti, come presidi e vicepresidi, mentre altri erano insegnanti e consulenti. La maggior parte di questi individui sarebbe affiliata alle Brigate Qassam. I funzionari dell’UNRWA hanno riconosciuto la difficoltà nel prevenire tali infiltrazioni, considerando il controllo di Hamas su Gaza e il ruolo centrale dell’agenzia come datore di lavoro nella regione.
Nonostante l’agenzia abbia licenziato diversi lavoratori sospetti, le accuse sollevano seri interrogativi sulla capacità dell’UNRWA di monitorare adeguatamente il personale in contesti così complessi e delicati.
Altri report, come quello di Israel Behind the News, evidenziano come i tunnel sotterranei utilizzati da Hamas siano stati costruiti spesso sotto strutture civili e anche scolastiche. Questo non solo mette in pericolo la popolazione locale ma compromette ulteriormente la percezione di neutralità delle agenzie umanitarie che operano sul territorio.
A gennaio, citando gruppi di Intelligence, il Wall Street Journal ha riferito che circa il 10% dei dipendenti dell’UNRWA a Gaza ha legami con gruppi terroristici. Secondo il rapporto, «circa 1.200 dei circa 12.000 dipendenti dell’UNRWA a Gaza hanno legami con Hamas o con la Jihad islamica palestinese, e circa la metà ha parenti stretti» che appartengono a gruppi terroristici.
Riflessione e implicazioni
Queste accuse e i conseguenti licenziamenti portano alla luce una problematica complessa: le organizzazioni umanitarie operano spesso in contesti controllati da governi o gruppi armati con agende politiche. La necessità di fornire aiuti umanitari può talvolta scontrarsi con il rischio di infiltrazioni o di utilizzo improprio delle risorse destinate ai civili.
Il dibattito resta aperto: come possono le organizzazioni umanitarie bilanciare la necessità di neutralità con la sicurezza operativa? Rafforzare i controlli sul personale potrebbe essere una soluzione, ma è fondamentale che ciò avvenga nel rispetto dei diritti umani e senza compromettere l’assistenza ai più vulnerabili. Allo stesso tempo, le accuse devono essere supportate da prove verificabili, per evitare che sospetti non confermati erodano ulteriormente la fiducia nella comunità umanitaria.
L’episodio mette in evidenza le enormi sfide delle ONG in zone di conflitto come Gaza, dove operare significa muoversi su un filo sottile tra assistenza e rischi politici. Garantire trasparenza e sicurezza è essenziale per preservare l’integrità delle missioni umanitarie e continuare a sostenere le comunità più colpite dalla crisi.