“Sarà una gioia sapere che non ne faccio più parte”: il critico gastronomico Jay Rayner accusa il Guardian di assumere giornalisti antisemiti

Mondo

di Pietro Baragiola
Il critico gastronomico Jason “Jay” Rayner ha accusato pubblicamente il quotidiano britannico Guardian di dare lavoro a numerosi giornalisti antisemiti e di non fare niente a riguardo.

Il critico gastronomico Jason “Jay” Rayner

“La caporedattrice Katharine Viner non ha il coraggio di affrontarli” ha affermato Rayner dopo aver lasciato la testata sorella del Guardian, l’Observer, per cui ha lavorato per 28 anni. “Da tempo mi riprometto di scrivere un’email alla caporedattrice ogni volta che il Guardian pubblica un nuovo articolo oltraggioso nei confronti di Israele, ma non l’ho ancora fatto.”

Scrittore di alto profilo, noto per le sue recensioni senza peli sulla lingua dei ristoranti che non rispettano i suoi alti standard culinari, Rayner ha diffuso le sue opinioni sul Guardian in un post di Facebook che è stata poi inviato al Jewish Chronicle.

Negli ultimi anni il quotidiano britannico ha pubblicato numerosi articoli incendiari su Israele, specialmente dopo lo scoppio della guerra contro Hamas, e questo ha portato Rayner a decidere di farsi avanti e a condividere con il pubblico la sua esperienza personale: “da tempo essere ebreo, anche non osservante, e lavorare per il Guardian è stato scomodo, talvolta straziante. Sarà una gioia sapere che non ne faccio più parte.”

 

Gli articoli contro Israele

Il mese scorso il Guardian ha subito un furioso contraccolpo dopo aver pubblicato la recensione di un documentario sul massacro del 7 ottobre, secondo cui nel video gli invasori di Gaza erano stati ‘demonizzati’ come ‘assassini di Hamas assetati di testosterone’ e ‘saccheggiatori senza vergogna’.

In una lettera di scuse, pubblicata sul suo sito web, il quotidiano ha dichiarato che, pur ritenendo che la recensione condannasse gli autori dell’attacco, non ha rispettato i propri standard editoriali nella critica al documentario.

Altri scandali che hanno fatto molto infuriare i membri della comunità ebraica britannica includono una vignetta dell’ex direttore generale della BBC Richard Sharp che utilizzava evidenti tropi antisemiti.

Anche il vignettista Steve Bell, ex-collaboratore del quotidiano, ha fatto molto scalpore per aver disegnato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in un modo che, secondo alcuni lettori, assomigliava decisamente a Shylock.

Netanyahu come Shylock in una vignetta di Steve Bell pubblicata sul Guardian

 

“Per quanto riguarda la sezione dei commenti online è diventato un inferno giovanile di salamelecchi di politica dell’odio identitaria” ha affermato Rayner nel suo post, spiegando che anche editorialisti famosi come Owen Jones si sono fatti notare per i loro commenti antisemiti.

“Prendiamo estremamente sul serio accuse di questo genere” ha risposto un portavoce del Guardian nella dichiarazione rilasciata questa settimana ai media britannici. “Il Guardian Media Group (GMC) ha un approccio di tolleranza zero nei confronti dell’antisemitismo e di tutte le forme di pregiudizio e discriminazione. Quando ci vengono mosse delle accuse, le indaghiamo e le affrontiamo rapidamente.”

In questi giorni il quotidiano britannico è nell’occhio del ciclone mediatico per l’intenzione di vendere l’Observer alla start-up Tortoise Media.

La vendita dell’Observer

Tortoise Media è una start-up di notizie online specializzata in podcast, eventi e ‘slow news’, fondata nel 2018 dal direttore del Times James Harding insieme all’ex ambasciatore degli Stati Uniti nel Regno Unito Matthew Barzun.

Da diverso tempo la start-up ha mostrato la sua intenzione di acquistare l’Observer, il più antico giornale domenicale del mondo. Secondo quanto dichiarato a Sky, Tortoise intende investire 25 milioni di sterline nella testata britannica per i prossimi cinque anni e si è impegnata ad orientarne il focus sulle arti e la cultura.

Lunedì 2 dicembre il consiglio di amministrazione di Scott Trust, proprietario del GMC, discuterà se continuare a sostenere la vendita ma i dipendenti della rivista non hanno esitato a mostrare i loro pareri a riguardo.

Mercoledì 4 e giovedì 5 dicembre i reporter del Guardian e dell’Observer intendono organizzare uno sciopero di 48 ore per ostacolare l’accordo, ritenuto da molti ‘assurdo e squilibrato’.

“Questa vendita rappresenta un fallimento del dovere di diligenza del Guardian nei confronti del suo staff e una grossolana cattiva gestione – ha affermato Rayner, nel suo commento pubblicato al Jewish Chronicle -. Valutare il marchio Observer a così poco è da pazzi e questo accordo fa acqua da tutte le parti.”

“Comprendiamo i sentimenti contrastanti riguardo a questa proposta di vendita – ha ribattuto il portavoce del Guardian nella sua dichiarazione -. La nostra priorità è sostenere il nostro personale e servire i nostri lettori in modo che il Guardian e l’Observer possano continuare a promuovere un giornalismo liberale e a prosperare in un ambiente mediatico difficile”.

Rayner non ha voluto rilasciare ulteriori commenti a riguardo ed oggi si è unito al Financial Times ammettendo di essere entusiasta di entrare a far parte di un magazine ‘autorevole, intelligente e divertente’.

“Posso finalmente dire con orgoglio che sto andando verso qualcosa” ha concluso Rayner nel suo post, guardando con speranza al futuro.