di Francesco Paolo La Bionda
Una nuova rete di spie ingaggiata dal regime iraniano è stata scoperta in Israele, aumentando il livello di allerta nello Stato ebraico dopo l’annuncio, pochi giorni prima, dell’arresto di un primo gruppo di agenti, composto da cittadini ebrei.
In questo caso, la rete di spie era composta da sei arabi israeliani e un residente palestinese di Gerusalemme Est (nella foto), tutti tra i 19 e i 23 anni provenienti dal quartiere di Beit Safafa e senza precedenti penali o relativi alla sicurezza. Il leader del gruppo, un ventitreenne di nome Rami Alian, era stato contattato da un agente iraniano e aveva poi reclutato gli altri sei membri del gruppo.
Inizialmente, gli incarichi assegnati erano stati semplici, come scrivere graffiti per chiedere il rilascio degli ostaggi israeliani a Gaza e fotografare alcuni luoghi d’interesse. Dopo un po’, le missioni si erano trasformate in azioni più serie, come dare fuoco a un veicolo o acquistare armi. Alian si era anche procurato una granata da lanciare contro dei soldati israeliani, sebbene poi non avesse portato a termine l’incarico. Al momento dell’arresto, i sette stavano programmando l’assassinio di uno scienziato nucleare israeliano e del sindaco di una grande città del centro d’Israele quando sono stati arrestati.
Sebbene le spie fossero pagate per le loro prestazioni, al contrario della rete ebraica la motivazione economica era minoritaria rispetto a quella ideologica: lo stesso leader del gruppo ha dichiarato negli interrogatori di essere stato fiero che gli iraniani lo avessero ingaggiato e di voler attentare alla sicurezza di Israele in risposta alla guerra a Gaza.
L’offensiva spionistica iraniana in Israele
Le due reti di spie smantellate si inseriscono in più ampio tentativo dell’Iran di rafforzare la propria rete di agenti clandestini nello Stato ebraico. Negli scorsi mesi, si sono susseguiti gli arresti di diverse altri civili, tutti al soldo di Teheran: un uomo di Ashkelon con l’accusa di essere stato reclutato per assassinare un membro importante del governo israeliano, forse lo stesso primo ministro Netanyahu; una coppia di Ramat Gan per aver compiuto sabotaggi e atti di vandalismo; un altro uomo per aver progettato l’omicidio di uno scienziato israeliano.
Lo Shin Bet ha inoltre smascherato diversi complotti dell’intelligence iraniana per adescare nuove reclute online: uno lo scorso dicembre, in cui gli agenti della Repubblica Islamica hanno contattato cittadini israeliani su diverse piattaforme social con vari pretesti, dalla mediazione immobiliare ai servizi di investigazione privata. A gennaio si era quindi scoperto un tentativo di spiare i funzionari della difesa israeliana e di raccogliere informazioni sui civili utilizzando false pagine di social media relative alla guerra in corso nella Striscia di Gaza. Ad agosto, infine, è stato svelato un nuovo piano di reclutamento sempre nella sfera digitale, con gli iraniani che utilizzavano account con nomi ebraici o israeliani.