di Redazione
Aveva chiamato sua madre per dirle che era tenuta in ostaggio nell’appartamento di Gennevilliers (Hauts-de-Seine) di un individuo che aveva incontrato circa una settimana prima. Un incubo senza fine per una ragazza ebrea francese che mai avrebbe pensato di trovarsi in una simile situazione. La vicenda, che ha avuto inizio domenica scorsa, proprio il giorno prima di Pesach, la dice lunga su un antisemitismo crescente non solo in Francia bensì in tutta Europa e in USA, a partire dalle università e da numerosi atenei occidentali.
Come riportato da Le Parisien, la ragazza avrebbe incontrato il suo sequestratore una settimana prima e tutto sarebbe andato storto fin dall’inizio. Dopo averla convinta ad andare a casa sua, l’uomo avrebbe quindi rifiutato di lasciarla uscire.
Secondo quanto riferito dai media, la donna è riuscita a riappropriarsi dal suo telefono e a chiamare sua madre per chiedere aiuto. La macchina della polizia si è subito messa in moto riuscendo a identificare l’appartamento esatto da cui era stato inviato l’SOS, arrestando quindi il presunto colpevole e liberando la vittima.
Dopo il sequestro, l’uomo ha affermato di lavorare alla RATP (Régie autonome des transports parisiens) e ha quindi inviato messaggi agghiaccianti all’entourage della vittima, come appurato da fonti della polizia. «Buona fortuna, non troverai mai tua figlia, non la rivedrai mai più, farò prostituire tua figlia», aveva scritto alla madre della vittima. Secondo le prime informazioni raccolte da Le Figaro, avrebbe quindi inviato un messaggio anche all’ex fidanzato della donna spiegandogli che voleva «vendicare la Palestina».
Il trentaduenne è stato arrestato a Gennevilliers (Hauts-de-Seine) e posto in custodia per due giorni dalle forze dell’ordine. L’indagine è stata affidata alla polizia giudiziaria dell’Hauts-de-Seine. L’uomo sarà processato il 21 giugno davanti alla 16a camera penale per «uso di stupefacenti» e «minacce di morte scritte basate sulla religione».
La procura di Nanterre aveva inizialmente aperto un’inchiesta per atti descritti come «rapimento», «sequestro», «stupro» e «minacce di morte». Il sequestro tuttavia alla fine non è stato accolto dall’accusa in quanto «i fatti apparivano non sufficientemente caratterizzati». Riguardo alle accuse di stupro, il pubblico ministero ha aggiunto che «necessitano di ulteriori accertamenti svolti a titolo istruttorio».