Sinwar e la strategia del massacro. “Abbiamo gli israeliani dove li vogliamo”. Le vittime civili? “Sacrifici necessari”

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di Anna Balestrieri
Un rapporto del Wall Street Journal rivela una serie di messaggi del capo di Hamas Yahya Sinwar circa il conflitto in corso a Gaza, in cui giustifica le vittime civili definendole “sacrifici necessari” ed affermando: “Abbiamo gli israeliani proprio dove li vogliamo”. I messaggi, inviati ai compatrioti e ai combattenti di Hamas in Qatar, sono stati condivisi con il WSJ da varie fonti.

Yahya Sinwar, il leader di Hamas a Gaza, ha recentemente ospitato un incontro con membri delle fazioni terroristiche a Gaza City, dimostrando un’agghiacciante indifferenza verso la vita umana e un approccio calcolato al conflitto in corso con Israele.

Le parole di Sinwar

In uno di questi messaggi ai leader di Hamas a Doha, Sinwar afferma che le perdite civili di massa, simili a quelle osservate durante la guerra d’indipendenza algerina, sono appunto “sacrifici necessari”.  Questo paragone con un conflitto in cui morirono centinaia di migliaia di persone evidenzia la sua allarmante indifferenza verso la vita umana.

Dopo che un attacco aereo israeliano uccise tre dei figli di Ismail Haniyeh, Sinwar scrisse al leader di Hamas in esilio, dicendo che la loro morte avrebbe “infuso la vita nelle vene di questa nazione, spingendola a raggiungere la sua gloria e il suo onore”, sottolineando la fede di Sinwar nel martirio come mezzo per rinvigorire la causa palestinese.

Sinwar ha anche criticato i leader politici di Hamas per essersi impegnati in discussioni sugli scenari del dopoguerra. “Finché i combattenti saranno ancora in piedi e non avremo perso la guerra, tali contatti dovrebbero essere immediatamente interrotti”, ha insistito. “Abbiamo le capacità per continuare a combattere per mesi.”

Questi messaggi forniscono una visione cruda della mentalità di Sinwar, evidenziando il suo approccio spietato e la volontà di prolungare il conflitto ad ogni costo.

Attraverso numerose comunicazioni esaminate nel rapporto del Wall Street Journal, Sinwar ha mostrato una fredda indifferenza verso la vita umana, trasmettendo chiaramente la sua convinzione che Israele rischia di subire perdite maggiori di quelle di Hamas nel conflitto in corso. Questi messaggi, forniti da molteplici fonti con diverse prospettive su Sinwar, rivelano la sua posizione indifferente verso le vittime civili e la sua fiducia che i costi dei combattimenti gravano maggiormente sulla parte israeliana.

La strategia di Sinwar

Sinwar ritiene che il primo ministro Benjamin Netanyahu si trovi di fronte a un difficile dilemma. Se Israele lanciasse un’operazione militare su larga scala per rovesciare il governo di Hamas a Gaza, rischierebbe di ritrovarsi coinvolto in un’insurrezione prolungata contro due milioni di abitanti della zona. Tuttavia, evitare una simile escalation permette ad Hamas di mantenere il controllo sulla Striscia.

Sinwar aveva previsto questo scenario sei anni fa, quando assunse per la prima volta la guida di Gaza. Ha riconosciuto che mentre Hamas potrebbe perdere uno scontro militare diretto con le forze superiori di Israele, una rioccupazione israeliana della Striscia densamente popolata rappresenterebbe nella migliore delle ipotesi una vittoria di Pirro per Netanyahu. “Per Netanyahu, una vittoria sarebbe anche peggio di una sconfitta”, ha detto ad un giornalista italiano di Yedioth Ahronot. Per lui, i costi umani e politici sostenuti da Israele per sottomettere Gaza supererebbero qualsiasi potenziale vantaggio militare.

Tuttavia, il rapporto del Wall Street Journal ha evidenziato che la capacità di Sinwar di prevedere l’esito del conflitto ha avuto i suoi limiti. Inizialmente, Sinwar mirava a sfruttare gli ostaggi come merce di scambio per prevenire un’invasione di terra israeliana di Gaza. Era convinto, sulla base del successo dello scambio Gilad Shalit, che questa strategia funzionato in maniera ancora più efficace visto l’ingente numero di israeliani presi in ostaggio. Il giorno successivo all’ingresso delle truppe israeliane nella Striscia, Sinwar ha espresso la volontà di Hamas per uno scambio immediato di prigionieri, così da permettere il rilascio di tutti i terroristi detenuti da Israele. Hamas ha tuttavia calcolato male la risposta di Israele: Netanyahu ha promesso di demolire Hamas, affermando che solo la pressione militare avrebbe costretto il gruppo a liberare gli ostaggi, respingendo l’accordo proposto da Sinwar. E le previsioni di quest’ultimo sono state errate anche circa il presunto sostegno che Hamas poteva aspettarsi dall’Iran e da Hezbollah. In un incontro di novembre a Teheran con il leader supremo dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, il capo politico di Hamas Haniyeh e il suo vice Saleh al-Arouri sono stati informati che, sebbene l’Iran avesse sostenuto Hamas, non sarebbe intervenuto direttamente.

La figura

Sinwar, 62 anni, ha una storia nota. Stava scontando cinque ergastoli in una prigione israeliana per aver ucciso arabi sospettati di collaborare con Israele. Conosciuto per la sua brutale influenza in prigione, si è guadagnato il soprannome di “Il macellaio di Khan Younes” a causa del severo trattamento riservato agli oppositori e ai rivali all’interno di Hamas. Nonostante la sua reputazione violenta, ha stretto forti rapporti con il personale di sicurezza israeliano e ha utilizzato il suo legame con Ahmed Jabari – la mente dell’accordo Gilad Shalit – per assicurarsi la sua inclusione nello scambio di prigionieri che ha visto il rilascio di 1.027 prigionieri arabi in cambio di un caporale dell’IDF.

In una recente comunicazione ai suoi colleghi all’estero, Sinwar aveva tracciato parallelismi tra la guerra in corso a Gaza e la battaglia di Karbala in Iraq del VII secolo, dove fu ucciso il nipote del profeta Maometto, l’Imam Hussein.

L’Onu adotta una risoluzione per il cessate il fuoco

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione per il cessate il fuoco globale a Gaza che esorta entrambe le parti ad attuare i termini della proposta “senza indugi e senza condizioni”.

La risoluzione redatta dagli Stati Uniti chiede ad Hamas di accettare la proposta di cessate il fuoco annunciata dal presidente Joe Biden il 31 maggio, che è già stata accettata da Israele. Il presidente Biden ha descritto l’accordo come qualcosa di più di un fragile cessate il fuoco, puntando invece a una “fine duratura della guerra”. Ha aggiunto che il Qatar ha trasmesso i termini dell’accordo alla leadership di Hamas. L’ambasciatrice degli Stati Uniti Linda Thomas-Greenfield che ha annunciato: “Oggi abbiamo votato per la pace”.

La risoluzione è stata adottata con 14 voti favorevoli, mentre la Russia si è astenuta e non ha esercitato il potere di veto.

La risoluzione delinea un approccio in tre fasi per porre fine ai combattimenti: un cessate il fuoco immediato e completo che includa il rilascio degli ostaggi, la restituzione delle spoglie degli ostaggi assassinati e lo scambio di prigionieri palestinesi. Chiede inoltre il ritiro delle forze israeliane dalle aree popolate di Gaza, il ritorno dei palestinesi alle loro case e la distribuzione di aiuti umanitari. È in programma l’avvio di un importante piano pluriennale di ricostruzione per Gaza e la restituzione dei resti degli ostaggi deceduti rimasti a Israele. La proposta include una disposizione secondo cui se i negoziati per la prima fase durassero più di sei settimane, il cessate il fuoco continuerà finché i colloqui saranno in corso.

La risoluzione respinge qualsiasi tentativo di cambiamento demografico o territoriale a Gaza e ribadisce l’impegno del Consiglio per una soluzione a due Stati, con Israele e Palestina che vivano fianco a fianco in pace entro confini sicuri e riconosciuti.

L’ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield ha sottolineato che i combattimenti potrebbero cessare immediatamente se Hamas accetterà l’accordo.

La rappresentante per Israele, Reut Shapir Ben Naftaly, ha riaffermato gli obiettivi di Israele di riportare a casa tutti gli ostaggi e di smantellare le capacità di Hamas. Ha chiesto maggiori pressioni su Hamas affinché rilasci gli ostaggi. Fonti di Hamas hanno detto ad Haaretz che il gruppo ha accettato il cessate il fuoco e lo schema dell’accordo sugli ostaggi del presidente Joe Biden, nonché la decisione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Secondo Hamas, “è Israele che non accetta la proposta e gli Stati Uniti sono quelli che la evitano”.

La risoluzione segnerebbe un passo significativo verso la fine del ciclo di violenza a Gaza, con la speranza di costruire una pace duratura.