71 vittime: è questo il tragico bilancio degli scontri di lunedì fra civili e forze dell’ordine secondo il Syrian Observatory on Human Rights.
La repressione dei civili in Siria dunque non si ferma, nonostante l’ultimatum della Lega Araba, e nonostante la condanna unanime della comunità internazionale. Ieri il portavoce del Capo di Stato americano, Mark Toner ha chiesto che la Lega Araba nell’incontro previsto oggi, mercoledì 16 novembre, a Rabat, “mandi ancora un forte messaggio ad Assad, di cui ha bisogno per dare avvio alla transizione democratica e porre fine alle violenze contro il suo stesso popolo”.
Nel frattempo il governo di Ankara ha annunciato che potrebbe rivedere le proprie forniture di energia alla Siria, se l’attuale ‘clima’ di repressioni e violenze dovesse continuare. Finora i tagli all’energia e alla fornitura di acqua non erano stati inclusi nel “pacchetto” di sanzioni che, da settembre, la Turchia sta mettendo a punto insieme agli Usa per ottenere da Assad un ammorbidimento della repressione dei civili.
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La Lega Araba ha lanciato un ultimatum alla Siria di Assad. La repressione dei civili messa in atto da Assad in questi ultimi sette mesi, non è più tollerabile, non solo per la comunità internazionale ma anche per i paesi “amici” della Lega Araba. La Siria dunque sembra ormai isolata: le violenze e le migliaia di vittime registrate dall’inizio degli scontri (3500 secondo i dati ufficiali), la repressione violenta di coloro che chiedono ogni giorno diritti, libertà, democrazia, è condannata unanimente. Soltanto la Russia, a quanto risulta, continua a vendere armi al regime siriano, in quanto dice, “non è in vigore alcun divieto internazionale” in questo senso.
L’ultimatum della Lega araba alla Siria scade mercoledì 16 novembre quando a Rabat in Marocco si terrà una riunione straordinaria dei rappresentanti dei paesi membri. Entro quella data, ha spiegato il portavoce degli Esteri algerino, Amar Belani, la Siria dovrà dare corso al piano arabo di riconciliazione fra civili e forze di sicurezza siriane. Se così non sarà, la Siria verrà sospesa dalla Lega. Una scelta questa che ha trovato l’approvazione anche dal segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon, che in una nota l’ha definita una “decisione forte e coraggiosa”. Proprio Ban Ki-moon ha invitato Assad ad “ascoltare l’apppello della Lega Araba”.
“Gli Stati Uniti si uniscono alla Lega Araba nel suo sostegno al popolo siriano,che continua a rivendicare i propri diritti universali di fronte ad un regime violento e spietato” ha dichiarato Barak Obama. “Continueremo a lavorare con i nostri amici e alleati per fare pressione sul regime di Assad e a dare il nostro supporto al popolo siriano nel perseguire la dignità e la transizione verso la democrazia che si merita.”
Nel fine settimana tuttavia nuovi scontri e nuove violenze si sono verificate, non solo contro i civili, ma anche contro le ambasciate a Damasco di alcuni dei paesi della Lega Araba. Manifestanti filogovernativi hanno assaltato le sedi diplomatiche del Qatar, della Turchia, dell’Arabia Saudita. E ancora, i consolati francese e turco di Aleppo e Latakia. Assalti mirati alle sedi diplomatiche dei paesi che Assad definisce amici degli Stati Uniti. Il governo turco ha richiamato immediatamente in patria i suoi rappresentanti e le loro famiglie. E sempre il governo turco si è fatto portavoce di un appello all’intera comunità internazionale per un intervento comune, ad una sola voce contro il regime siriano. Se Assad non dovesse accettare di venire ad un accordo con i manifestanti democratici, la comunità internazionale chiede Erdogan, dovrà applicare contro la Siria sanzioni economiche e politiche e il ritiro dei rappresentanti diplomatici.