di Redazione
Scappano, fuggono e abbandonano i loro beni pur di allontanarsi dall’orrore che si sta consumando sotto i loro occhi e quelli del mondo intero. Sono gli ebrei che scappano da Kiev, finora 5.000 (Fonte: Agi) che hanno lasciato il Paese, un numero destinato a crescere con il tragico evolversi della situazione. Allo scoppio della guerra con la Russia il 24 febbraio, il Governo israeliano ha invitato i rifugiati ebrei ucraini a immigrare in Israele e ha rimosso gli ostacoli burocratici per garantire il loro arrivo il più rapidamente possibile. Il terrore per la comunità ebraica ucraina è che la storia possa ripetersi, questa volta a causa di una guerra che il presidente russo Vladimir Putin, con un paradosso assurdo, ha dichiarato a nome di una «denazificazione» del Paese vicino.
Così, mentre le sirene straziano il silenzio e i missili piovano dal cielo, insieme ai connazionali ucraini (oltre 1 milione di rifugiati in una settimana) fuggono anche gli ebrei. Come rivela il Times of Israel , il rabbino Asman, che dirige il Tempio Chabad ad Anatevka (un borgo con una storia curiosa) ha spiegato quanto sia urgente la situazione. «Migliaia di famiglie stanno cercando di trovare riparo, cibo e rifornimenti in questo momento e la comunità qui ad Anatevka sta facendo di tutto per fornire loro ciò che possono», ha dichiarato.
Le grandi comunità ebraiche nei Paesi che confinano con l’Ucraina, come ad esempio la Polonia, si sono radunate per avviare sistemazioni abitative all’interno delle loro comunità per il grande afflusso di rifugiati ucraini che presto inonderanno i Paesi più sicuri in tutta Europa. Nei tre giorni tra fine febbraio e il primo marzo, almeno un migliaio di ebrei dall’Ucraina sono stati spostati fuori dal Paese dilaniato dalla battaglia grazie agli sforzi del rabbino Asman e al sostegno delle comunità internazionali. Un esodo che si è intensificato all’indomani dell’attacco missilistico nella zona in cui si trova il complesso commemorativo di Babyn Yar.
Ed è una doppia tragedia quella degli ebrei ucraini costretti a scappare da una Terra piena di contraddizioni che da un lato li ha ferocemente perseguitati con i tristemente noti pogrom; e dall’altro li ha saputi accogliere e integrare nei momenti pacifici che hanno preceduto la catastrofe dell’ultima settimana. Sono infatti legami forti e intensi quelli che hanno unito a lungo ebrei e Ucraina nel corso dei secoli. Ricordiamo soltanto, come abbiamo raccontato in un articolo su questo stesso sito, la città di Uman, dove ogni anno circa 25.000 pellegrini si radunano attorno alla tomba del venerato rabbino Nahman di Braslav, fondatore dell’omonimo movimento chassidico. È anche lì, a Medzhybizh, che è sepolto il famoso Baal Shem Tov.
Attualmente gli ebrei in Ucraina sono circa 70.000. Secondo altri rapporti, la comunità ebraica ucraina comprende circa 48.000 persone mentre altri rapporti ancora affermano che circa 75.000 cittadini ucraini potrebbero essere idonei per l’immigrazione in Israele ai sensi della legge israeliana sul ritorno, che offre la cittadinanza israeliana e il diritto di immigrare in Israele a chiunque abbia un nonno ebreo.
Nel frattempo, anche migliaia di ebrei russi sono interessati all’aliyah, come titola The Jerusalem Post dello scorso 2 marzo. Complessivamente, scrive la testata, circa 3.500 ebrei russi hanno chiesto di iniziare il loro processo di aliyah, un numero comunque inferiore alle migliaia di ebrei ucraini che hanno già avviato il processo di immigrazione in Israele. Fonti sempre del Jerusalem Post hanno rivelato che molti ebrei in Russia sono interessati nonostante non siano sotto attacco militare. Secondo fonti ufficiali, circa 500 ebrei russi al giorno si sono rivolti ai rappresentanti israeliani in Russia per iniziare il processo di aliyah.