di Nathan Greppi
Prima che Charles Petersen, assegnista di ricerca alla Cornell University, pubblicasse un post sulla piattaforma Substack per rivelare le sue scoperte, giravano solo voci sul fatto che a Stanford nella prima metà del ‘900 venisse limitata l’ammissione agli studenti ebrei tramite delle “quote”, come del resto facevano gli atenei della Ivy League sulla costa est degli Stati Uniti. Ma le sue scoperte hanno cambiato le carte in tavola, al punto che martedì 11 gennaio il rettore di Stanford, Marc Tessier-Lavigne, ha annunciato che verrà formata una squadra apposita per indagare sulla questione. “Come istituzione, è importante per noi prendere di petto la nostra storia e comprendere l’impatto che hanno avuto azioni passate,” ha dichiarato Tessier-Lavigne.
Tutto è iniziato nell’agosto 2021, quando Petersen faceva ricerche d’archivio in merito alla meritocrazia negli atenei americani; cercando negli archivi di Stanford, trovò un promemoria del 1953 scritto da Fred Glover, consigliere personale dell’allora rettore Wallace Sterling. Il promemoria, indirizzato proprio a Sterling, parlava con preoccupazione del fatto che tra le nuove matricole ci sarebbe stata un’“alta percentuale di ragazzi ebrei” nei dormitori dell’ateneo. Glover ne parlava come di un “problema” da segnalare al rettore, in quanto avrebbe “implicazioni molto sensibili”, in quanto senza quote che ne limitassero l’ingresso temeva che diventassero troppi.
Affermava che non avendo limitazioni l’Università della Virginia era diventata un “istituzione ebraica”, e che anche la Cornell si avviava sulla stessa strada. Mentre le università di Harvard e Yale adottavano sistemi molto più rigidi. Aggiungeva che, sebbene la loro politica ufficiale fosse quella di accettare chiunque a prescindere da razza o religione, la situazione li autorizzava a violare tale regola di apertura.
Il gruppo che indagherà sarà formato da 11 persone tra professori, studenti e amministratori, che inizieranno a lavorare questo mese e dovrebbero pubblicare un rapporto entro la primavera. “La squadra fornirà all’università un opportunità formale per gestire gli interrogativi e le tesi secondo cui Stanford una volta poneva delle quote sull’ammissione degli studenti ebrei,” ha dichiarato Ari Y. Kelman, che a Stanford è professore associato di Studi Ebraici e presiederà il gruppo d’inchiesta. Ha aggiunto che affrontare queste preoccupazioni richiede “una mente aperta, un approccio accademico e vigoroso, e una chiara spiegazione per le conclusioni a cui giungeremo.”
Tiffany Steinwert, decana per le questioni religiose a Stanford, ha dichiarato che la squadra investigativa consentirà loro “di affrontare questioni spinose e interrogativi persistenti in merito alle nostre politiche e attività passate. Tutti nella nostra comunità devono percepire un senso di inclusione e appartenenza, e le raccomandazioni (del gruppo) ci aiuteranno a riaffermare il nostro impegno per avere una comunità ebraica viva e ben accetta a Stanford.”
Antisemitismo al giorno d’oggi
A distanza di decenni, non sono mancati episodi di antisemitismo ben più attuali nell’ateneo: nel giugno 2021, due impiegati ebrei di Stanford sporsero denuncia contro l’università accusandola di aver creato un clima di ostilità antiebraica in seno al suo programma per la diversità e l’inclusione: nello specifico, tale programma cerca di fornire supporto morale e psicologico a membri di minoranze che sono stati vittime di discriminazioni; tuttavia, nel caso degli ebrei essi sono stati etichettati come “privilegiati” in quanto bianchi.