Il 18 luglio del 1994, nel bombardamento del centro AMIA (Asociation Mutual Israelita Argentina) di Buenos Aires, persero la vita 85 persone.
Sugli autori e le cause della strage, per anni, non si seppe nulla – vuoi per insabbiamenti del caso, vuoi per incompetenza delle autorità chiamate ad indagare. La svolta arrivò nel 2006 quando i procuratori argentini Alberto Nisman e Marcelo Martínez Burgos, accusarono formalmente il governo iraniano di aver diretto l’azione, e le milizie Hezbollah di aver eseguito materialmente l’operazione. L’accusa si basava sulla tesi per cui l’Argentina era stata presa di mira dall’Iran per la decisione di Buenos Aires di sospendere un contratto di trasferimento di tecnologia nucleare a Teheran.
Oggi a distanza di 19 anni il caso è di nuovo aperto per via dell’accordo che poche settimane fa il governo argentino ha approvato per per la creazione di una commissione di inchiesta argentino-iraniana che faccia luce sull’attentato.
L’accordo è stato approvato dal Senato argentino con 31 voti su 39, ora passerà alla Camera che è controllata dagli alleati di governo.
L’intesa è stata definita dal presidente argentino Cristina Kirchner, “storica”; Secondo il ministro degli esteri, Hector Timmerman, egli stesso ebreo, l’accordo è l’unico modo possibile per procedere con le indagini, poichè l’Iran rifiuta di consegnare i sospetti. L’intesa tuttavia sta provocando numerose proteste sia in Argentina che in Israele.
A fine gennaio il governo israeliano ha inoltrato al governo argentino una richiesta formale di spiegazioni a proposito dell’accordo raggiunto con l’Iran. Una richiesta che il Ministero degli Esteri argentino ha bollato come una “impropria azione che viene fortemente respinta” da Buenos Aires, anche perchè è stato sottolineato, nell’esplosione del centro AMIA non è morto alcun cittadino israeliano. Per questa ragione il governo argentino ha fatto sapere di non dover fornire alcuna spiegazione in merito all’accordo con Teheran.
Lo scorso 14 febbraio a Buenos Aires circa 300 manifestanti hanno protestato contro l’accordo; per venerdì 22 febbraio è prevista invece una manifestazione davanti alla sede dell’ambasciata argentina di Herzliya Pituach, in Israele, organizzata dal gruppo facebook Kehila Latina en Israele.
“Come comunità argentina in Israele, come argentini, israeliani ed ebrei, ma soprattutto come esseri umani impegnati per la verità e la giustizia, rifiutiamo ogni tipo di dialogo che non aiuta alla risoluzione del caso del bombardamento del centro AMIA” ha dichiarato Gaston Mendez, uno degli organizzatori della manifestazione, emigrato in Israele nel 2003.
Fra i relatori previsti alla manifestazione di Herzliya Pituach, ci sarà anche la giornalista Roxana Levinson, il cui zio, Jaime Plaksin, rimase ucciso nel bombardamento dell’AMIA. (Graciela Levinson, zia della giornalista, fu uccisa invece nel corso dell’attacco terroristico contro l’ambasciata israeliana a Buenos Aires del 1992).
“Questa sarà l’occasione per esprimere i miei dubbi, la mia preoccupazione e la grande diffidenza che genere in me l’accordo con un paese come l’Iran”, ha detto la Levinson. “Troppi i punti oscuri che stanno dietro questo accordo, troppe le domande senza risposta”.
“Qui in Israele, purtroppo, ci sono numerose famiglie che hanno avuto vittime in attacchi di tipo terroristico. In Argentina, c’è solo mia. Ma il dolore non impedisce di vedere le cose con chiarezza. ”
Durante la manifestazione, gli organizzatori leggeranno una lettera all’ambasciatore argentino, nella quale si sottolineerà che l’Argentina “non può firmare un accordo internazionale con un regime dittatoriale che reprime brutalmente l’opposizione politica, che opprime il suo popolo violando i diritti umani – in particolare i diritti delle donne – la libertà di espressione, la libertà di credo e di religione, che nega l’Olocausto, come l’attuale governo iraniano. ”
Gli organizzatori chiederanno ai partecipanti al raduno di firmare una petizione contro il protocollo d’intesa, che poi verrà consegnato all’ambasciatore argentino in Israele, Carlos Garcia Faustino.