I leader arabi al summit dell'OIC a Istanbul

Al Summit OIC Abbas minaccia gli Usa: “Non ci sarà pace a Gerusalemme” ed Erdogan definisce Israele “uno stato terrorista”

Mondo

di Paolo Castellano
Il 13 dicembre il Presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, ha detto che i palestinesi non accetteranno nessun futuro ruolo degli USA nel processo di pace a causa del riconoscimento di Gerusalemme come capitale d’Israele da parte del Presidente americano Donald Trump. Il presidente Abbas ha inoltre minacciato di far saltare gli esistenti accordi con lo Stato ebraico.

Durante un congresso d’emergenza dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC) avvenuto ad Istanbul, Abbas ha affermato che non ci può essere “nessuna pace e stabilità” in Medio Oriente finché Gerusalemme non sarà riconosciuta come la capitale di uno stato palestinese.

Come riportato in un articolo del The Times of Israel, la Turchia ha scelto di ospitare i 57 membri dell’OIC  in seguito alla decisione degli Stati Uniti – la mossa di Trump è stata criticata apertamente in tutto il mondo ma applaudita da Israele. Il summit è stato organizzato per plasmare un’unica posizione degli stati arabi e musulmani sulla questione dell’ambasciata USA. «Gerusalemme è e sarà per sempre la capitale dello stato palestinese… Non ci sarà pace e stabilità senza di essa», ha proclamato Abbas.

Egli ha inoltre bollato la dichiarazione di Trump come  “un crimine” e “un dono al movimento sionista” – come se il presidente statunitense “avesse dato via una città americana” – e ha sostenuto che da tempo Washington non abbia alcun ruolo nel processo di pace.

In più Abbas ha detto che i palestinesi avevano collaborato con Washington per ricercare un nuovo accordo di pace con Israele, “l’accordo del secolo”. Ma “tuttavia abbiamo ricevuto solo lo schiaffo del secolo”, ha aggiunto il presidente dell’Autorità Palestinese. «Gli Stati Uniti hanno scelto di perdere la loro qualifica di mediatore… non accetteremo più che l’America abbia un ruolo nel processo politico», egli ha sentenziato, suggerrendo che l’ONU dovrebbe assumere la funzione di mediatore.

Abbas ha inoltre sottolineato come la comunità internazionale si sia opposta in modo unanime nei confronti della decisione di Trump, definendola “una provocazione” ai musulmani e ai cristiani e dicendo che siano necessarie delle misure che proteggano l’identità della città divisa. «Noi diremo agli israeliani che da oggi non rispetteremo più gli accordi di Oslo», egli ha minacciato, asserendo che l’Autorità Palestinese abbia intenzione di far ritorno alle Nazioni Unite per ottenere un posto come stato membro.

«Avevamo concordato con l’America che non saremmo entrati nelle istituzioni internazionali a patto che l’America non trasferisse la sua ambasciata, non iniziasse nessuna azione contro il nostro ufficio a Washington, e ordinasse a Israele di congelare la costruzione degli insediamenti”, ha svelato Abbas.

Egli ha infine chiesto ai Paesi dell’OIC di rivalutare le loro relazioni diplomatiche con tutte quelle nazioni che hanno accolto positivamente la decisione di Trump. «Se non ci sarà nessuno stato palestinese con Gerusalemme come sua capitale entro i confini del 1967, non ci sarà pace nella regione, nei territori e nel mondo», egli ha detto. «Devono scegliere».

Erdogan: “Riconoscere Gerusalemme capitale della Palestina”

Rivolgendosi al pubblico prima dell’apparizione di Abbas, anche il Presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan, che ha ospitato il summit, ha chiesto al mondo di riconoscere Gerusalemme Est come la “capitale della Palestina”. «Invito i Paesi che rispettano la legge internazionale a riconoscere la Gerusalemme occupata come la capitale della Palestina», egli ha dichiarato, aggiungendo che le nazioni islamiche non dovrebbero “mai rinunciare” a porre questa richiesta.

Erdogan ha bruscamente criticato Israele, chiamandolo “stato terrorista”.

Erdogan ha poi detto nel suo discorso che Gerusalemme è “la linea rossa” per i musulmani, i quali non dovrebbero accettare nessuna “aggressione” ai santuari islamici, e ha dichiarato che il “processo per includere la Palestina negli accordi e istituzioni internazionali dovrebbe essere più veloce”.