Svolta storica a Cuba: Fidel lascia la guida del Paese

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Come cambierà, se cambierà, la vita degli ebrei di Cuba?
In tutta l’isola vivono circa 1500 ebrei tra L’Avana, Santiago de Cuba e Camaguey.
Nella capitale ci sono ormai solo due Templi funzionanti (hanno sempre, o quasi, miniàn), mentre il terzo, situato nel cuore de L’Avana Vecchia, è in disuso dagli anni Settanta.
Gli ebrei che desiderano fare l’alyà possono trasferirsi in Israele senza particolari problemi; soprattutto i giovani manifestano questo desiderio, ma esiste anche un buon numero di persone che vuole rimanere a vivere a Cuba per ragioni varie: fedeltà alla revoluciòn, affetti, desiderio di vivere comunque nel luogo natio, età avanzata, matrimoni misti.

Si registra inoltre un ritorno alle tradizioni religiose ed alla vita comunitaria.
Il governo cubano non ostacola la professione della fede ebraica; Fidel Castro ha partecipato alla celebrazione di Sukkòt nel ‘98.
Non esiste un Rabbino sull’Isola: durante le Feste e lo Shabbat la Torah viene letta dai membri della Comunità che sanno leggere l’ebraico. Una volta ogni due o tre anni arriva sull’Isola un Rabbino dall’Argentina per occuparsi delle milòt, dei matrimoni, delle conversioni. È presente uno shochet, a L’Avana, che garantisce carne cashèr. Gli unici aiuti economici che la Comunità ebraica riceve (e che vengono divisi equamente in base alle esigenze dei singoli membri) arrivano dalla Comunità del Canada (primo partner commerciale dell’Isola) e dalla tzeddakà di sparuti turisti ebrei in visita.