di Giovanni Panzeri
Aiuti umanitari e missioni di soccorso internazionali stanno iniziando a convergere su Turchia e Siria, nelle aree colpite da quello che può essere considerato il più forte terremoto nella regione da oltre 70 anni.
“Turchia e Siria sono state colpite da numerosi terremoti catastrofici nelle ultime decadi” afferma l’inviata del Guardian a Istanbul Ruth Michaelson “ma le conseguenze di quest’ultimo sono enormi. Anche se sai che i terremoti sono frequenti, nulla ti può preparare a questo”.
Quello che il presidente turco Erdogan ha definito “il peggior disastro dal 1939” ha causato almeno 4300 vittime, un numero che potrebbe salire ad oltre 20.000 nelle prossime ore secondo la World Health Organization, e ha livellato più di 5600 edifici in diverse città.
Aiuti umanitari: il contributo israeliano
Israele, affiancato da altri stati ed organizzazioni internazionali, ha promesso l’invio di materiali e squadre di soccorso nei paesi colpiti. Un team di oltre 150 militari specializzati in missioni di soccorso è già stato schierato dall’IDF in Turchia, nelle aree di Gaziantep e di Adana. L’esercito ha soprannominato l’operazione “Rami d’Ulivo” e nuove spedizioni sotto forma di materiale medico e umanitario stanno venendo pianificate.
Come riporta il Times of Israel il primo ministro Netanyahu si è detto pronto ad inviare ingenti aiuti anche in Siria, nella forma di “tende, coperte e materiale medico”, nonostante sia considerato un paese ostile e non abbia relazioni diplomatiche con Israele.
Considerando questo e il fatto che il governo siriano ha fermamente negato di aver chiesto aiuto ad Israele, non è chiara per ora la modalità con cui verranno inviati gli aiuti.
Un rischio per Israele?
Il tema degli aiuti umanitari tuttavia rischia di non essere l’unico filo che lega Israele a questa catastrofe. Diversi esperti israeliani infatti, come riportato da Haaretz, hanno lanciato l’allarme sulla concreta possibilità di un terremoto di simile entità sul territorio israeliano.
“Il verificarsi di un grande terremoto sul territorio Israeliano non è una questione di se, ma di quando” afferma il Dr.Ariel Heimann, senior researcher alla Geological Survey di Israele, sottolineando come, nonostante alcune misure, lo stato Israeliano non sia ancora pronto ad affrontare un’esperienza del genere.