Tra dissapori vecchi e nuovi, le relazioni tra Biden e Netanyahu si fanno sempre più fredde

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di Giovanni Panzeri
“Lo voglio dichiarare chiaramente: non possono continuare su questa strada” ha affermato il presidente statunitense Joe Biden martedì 28 marzo, riferendosi alla crisi scatenata in Israele dal recente piano di riforma del sistema giudiziario, “spero che il primo ministro agisca in modo da trovare un sincero compromesso, ma è una cosa che rimane da vedere”.

Biden ha poi nettamente negato le voci riguardanti un possibile invito di Netanyahu alla Casa Bianca, affermando che “non è previsto nel prossimo futuro”.

Questo sarebbe un segnale rilevante, scrive il Times of Israel, perché interromperebbe quella che da anni era diventata quasi una tradizione diplomatica.

La risposta di Netanyahu non si è fatta attendere, ed è stata altrettanto decisa: “Israele è uno Stato sovrano, governato dal suo popolo e non da pressioni esterne” ha dichiarato il primo ministro israeliano “comprese quelle che vengono dai nostri più stretti alleati”, rimarcando comunque che l’alleanza tra le due nazioni è “indistruttibile”.

L’amministrazione americana si è poi mossa ufficialmente per tentare di abbassare il livello di tensione, ma il recente sfogo del presidente statunitense è solo il segno più evidente di una lunga serie di divergenze tra i due leader.

Una relazione non idilliaca

Dissapori che emergono ad esempio dalle accuse di debolezza lanciate all’amministrazione Biden a causa della recente normalizzazione delle tensioni tra Arabia Saudita e Iran, ma che forse erano già evidenti nell’ultima campagna elettorale statunitense, durante la quale Netanyahu non ha mai nascosto la sua netta preferenza per una vittoria dell’allora presidente Trump.

Un’antipatia, secondo il New York Times, nata già nel 2015, al tempo dell’accordo sul nucleare tra Usa e Iran.

Inoltre la vicenda va inserita nel contesto di una crescente distanza tra la comunità ebraica americana e il governo israeliano, generata proprio dal piano di riforma giudiziaria.

“Non vogliamo interferire” ha detto Biden nella stessa occasione “ma conoscono la mia posizione, la posizione degli Stati Uniti e quella della comunità ebraica americana”.

Reazioni americane e israeliane

La dichiarazione di Biden è stata subito attaccata dall’opposizione repubblicana, a cui hanno fatto eco le proteste dei sostenitori del governo israeliano.

Come riportato da algemeiner, mentre il ministro israeliano Miki Zohar accusava Biden di essere “vittima di fake news”, Yair Netanyahu, figlio del primo ministro, e il senatore repubblicano Ted Cruz hanno usato i social per accusare il governo statunitense di finanziare le proteste. Accuse fortemente negate dal dipartimento di stato USA.

Dal canto suo invece il leader dell’opposizione parlamentare israeliana Yair Lapid ha sottolineato come “per decenni gli USA sono stati i più stretti alleati di Israele. Questo governo, il più estremo nella nostra storia, ha distrutto quella relazione in tre mesi”.

(Foto: Vice President Joe Biden visit to Israel March 2016. Autore: U.S. Embassy Tel Aviv)