Centinaia di manifestanti turchi hanno assalito il consolato di Israele a Istanbul nella notte fra giovedì e venerdì, provocando una energica reazione delle forze di sicurezza. I manifestanti hanno lanciato pietre, rompendo finestre, poi hanno cercato di invadere il consolato. La polizia, intervenuta in forze, li ha dispersi con lacrimogeni e cannoni ad acqua.
Ma nella notte anche l’ambasciata israeliana ad Ankara è stata oggetto di attacchi: fra i manifestanti erano presenti anche alcuni parlamentari del partito di Erdogan. I manifestanti hanno anche issato la bandiera palestinese sulla residenza dell’ambasciatore israeliano ad Ankara.
Cresce dunque la preoccupazione fra i diplomatici israeliani in Turchia, le cui famiglie sono state invitate dal governo israeliano a lasciare il Paese. «Siamo in contratto con le autorità turche – ha dichiarato Yigal Palmor, portavoce del ministero degli Esteri dello Stato ebraico – per un coordinamento di sicurezza. La scorsa notte ci sono stati disordini senza precedenti. Non vediamo – ha proseguito – che le autorità turche stanno facendo sforzi per un coordinamento di sicurezza che metta a posto la situazione». Palmor ha anche criticato il premier turco Recep Tayyip Erdogan per aver accusato Israele di «genocidio» a Gaza e di «terrorismo di stato».
I rapporti tra Turchia e Israele hanno cominciato a deteriorarsi a maggio 2010, quando i militari dello Stato ebraico hanno attaccato una nave di attivisti diretta a Gaza, uccidendo nove turchi. Negli ultimi mesi erano in corso contatti per la normalizzazione delle relazioni.