di Ilaria Myr
Nubi in vista nel già incerto rapporto fra Israele e Turchia. Lunedì 8 maggio il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha lanciato un appello ai musulmani a recarsi sul Monte del Tempio in gesto di solidarietà con i palestinesi, oppressi da “Israele, stato razzista e discriminatorio”.
“Noi musulmani dovremmo visitare più spesso Al-Quds (nome arabo di Gerusalemme, ndr) – ha dichiarato alla cerimonia di apertura dell’International Forum on al-Quds Waqf a Istanbul, secondo quanto riportato dal Times of Israel -. Ogni giorno che Gerusalemme è sotto l’occupazione è un insulto contro di noi”.
“Sia in termini religiosi che storici, Al-Quds è la lotta per i nostri fratelli palestinesi per i diritti e la giustizia è di grande importanza per noi – ha continuato -. Continueremo a fare degli sforzi per fare diventare Al-Quds una città della pace”.
Nel suo discorso – in cui ha anche criticato la legislazione israeliana e il piano degli Usa di spostare l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme – Erdogan ha anche definito il trattamento di Israele nei confronti dei palestinesi “razzista e discriminatorio” e ha detto che il blocco israelo-egiziano della Striscia di Gaza “non ha spazio nell’umanità”.
Infine, Erdogan ha anche ammonito Israele contro la proposta di legge sui Muezzin, volta a limitare il volume delle chiamate dei Muezzin alla preghiera. “Il fatto che un tema di questo tipo sia nell’agenda del governo è vergognoso – ha dichiarato -. Il fatto che chi parla di libertà di pensiero e fede in ogni occasione approvi questa azione in silenzio è incredibile. Inshallah, non permetteremo che la messa in silenzio delle preghiere dai paradisi di Gerusalemme”. E poi la stoccata agli israeliani: “se credete nella vostra fede, perché avete paura del suono delle preghiere?”.
Immediata la reazione di Israele. “Chi viola sistematicamente i diritti nel proprio Paese non dovrebbe predicare sulla moralità dell’unica democrazia nella regione”, si legge in una nota del Ministero degli esteri israeliano.