di Nathan Greppi
Mohsen Fakhrizadeh, uno dei responsabili del programma nucleare iraniano, è stato ucciso venerdì 27 novembre a colpi di pistola ad Absard, piccolo paese distante circa 40 chilometri a nord-est di Teheran. Il Ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha subito affermato che ci sono “serie indicazioni di un ruolo di Israele” nell’accaduto. Questo perché già nel 2018 Benjamin Netanyahu aveva mostrato una foto di Fakhrizadeh, parlando alle Nazioni Unite del programma nucleare con cui l’Iran intendeva minacciare Israele, affermando: “Ricordatevi questo nome.”
Anche da parte di esperti politicamente vicini allo Stato Ebraico sono venute fuori ipotesi su un coinvolgimento israeliano: Daniel Pipes, politologo americano esperto di Medio Oriente, ha spiegato in un’intervista a La Stampa che tale operazione andrebbe inquadrata “Nella ferma volontà di Israele di neutralizzare gli sforzi degli ayatollah di dotarsi di una bomba atomica. Volontà che vede Israele agire da quattro anni in piena sintonia con l’amministrazione Trump.” Secondo Pipes, il presidente americano vuole contrastare il più possibile il programma nucleare iraniano prima che al suo posto si insedi, a partire dal 20 gennaio 2021, Joe Biden, che al contrario sarebbe più favorevole a migliorare i rapporti tra Washington e Teheran. Ha inoltre ipotizzato che gli agenti che hanno ucciso Fakhrizadeh sarebbero passati attraverso l’Azerbaijan, che ha buoni rapporti sia con Israele che con l’Iran.
Stando a un’inchiesta de Il Foglio, Fakhrizadeh era già comparso nel 2007 in un rapporto della CIA in quanto sospettato di usare un suo incarico come ricercatore all’Università Imam Hossein di Teheran come copertura per sviluppare armi atomiche. Nel 2011 era comparso in un rapporto dell’Agenzia Atomica dell’ONU, i cui ispettori avevano chiesto di incontrarlo per indagare sul programma nucleare; la richiesta, tuttavia, era stata respinta.
Secondo Ynetnews il quotidiano iraniano Kayhan, uno dei più filogovernativi nel paese, ha pubblicato un editoriale in cui si chiedeva che, qualora fosse provato il coinvolgimento israeliano, andrebbe lanciato un attacco contro il porto di Haifa tale da causare anche numerose perdite tra i civili. Tuttavia, l’analista israeliano Ron Ben Yishai ha spiegato in un editoriale che l’Iran attualmente si trova in una posizione delicata, in quanto se attaccasse Israele minerebbe le future trattative con Biden per rimuovere le sanzioni imposte dagli americani e ripristinare gli accordi sul nucleare. Inoltre, hanno poche probabilità di poter lanciare un attacco indiretto tramite i loro alleati libanesi di Hezbollah, in quanto il Libano sta attraversando una grave crisi economica e politica, e non può permettersi un eventuale guerra.
Sebbene il governo di Gerusalemme non abbia detto nulla in merito alle accuse di essere coinvolto, alcuni esponenti dell’esercito hanno rilasciato dichiarazioni su come si evolverà la situazione: Amos Yadlin, ex-capo dell’intelligence militare dell’IDF, ha spiegato che Fakhrizadeh era talmente importante per il programma nucleare iraniano da essere “quasi impossibile da rimpiazzare”; mentre il Capo di stato maggiore Aviv Kochavi ha detto che continueranno semplicemente a contrastare la presenza iraniana in Siria.