La notizia era prima uscita su Ynetnews, già una settimana fa, e da allora sui media internazionali non c’è giorno che non se ne parli. A Donetsk, in Ucraina, dei separatisti filorussi hannodistribuito agli ebrei locali (circa 17.000) dei volantini in cui si chiedeva loro dei dettagli sulle loro proprietà: pena, la revoca della cittadinanza ucraina, la deportazione e la confisca dei beni.
Il volantino in questione, redatto in russo e firmato dal governatore provvisorio della Repubblica filorussa di Donetsk, è stato distribuito fuori dalla sinagoga e nelle altre aree della città dichiarate indipendenti dai filo-russi. Nel volantino era scritto: “Carta d’identità e passaporto sono richiesti per registrare la vostra religione ebraica, documenti religiosi dei famigliari, così come altri testimonianti le vostre proprietà immobiliari, compresi i veicoli. La non registrazione porterà alla revoca della cittadinanza e all’espulsione dal paese, con la confisca dei vostri beni”. E oltre al danno anche la beffa: per la registrazione era richiesto il pagamento di 50 dollari.
Come è normale che sia, la notizia ha suscitato un enorme clamore: bersaglio della polemica il governo filorusso della città, che ha però da subito negato ogni coinvolgimento. Denis Pushilin, capo del governo provvisorio, ha respinto come “bugia” quel volantino, insistendo di non esserne assolutamente a conoscenza e che probabilmente si tratta di un falso, creato con l’obiettivo di svilire l’impegno dei gruppi filorussi.
Nonostante gli autori di questo ignobile gesto rimangano tuttora ignoti, il primo ministro ucraino Arseniy Yatsenyuk ha preso chiaramente posizione, dichiarando che troverà e punirà “i bastardi” che hanno distribuito i volantini. “Ho dato il chiaro ordine alle forze di sicurezza di trovare urgentemente questi bastardi e di portarli davanti alla giustizia”, ha dichiarato il pm alla NBC. Ma anche lo stesso presidente americano Obama ha denunciato il fatto, con il segretario di Stato john Kerry che ha definito i volantini “grotteschi” e “oltre l’inaccettabile”.
Rimane il fatto che a 70 dalla Shoah, la comunità ebraica locale ha paura.