di Anna Lesnevskaya
Si è conclusa la terza edizione del Kyiv Jewish Forum, che si è svolta dal 15 al 16 dicembre in modalità online e quest’anno ha celebrato i trent’anni dei rapporti diplomatici tra l’Ucraina e Israele. L’appuntamento annuale lanciato nel 2019 dal presidente della Jewish Confederation of Ukraine, Boris Lozhkin, e promosso anche dal Combat Antisemitism Movement (CAM), dal Center for Jewish Impact e dall’Euro-Asian Jewish Congress, si sta confermando tra i più significativi nel panorama dell’ebraismo mondiale. Quest’anno il forum ha visto la partecipazione dei capi di Stato, politici e leader ebraici dall’Ucraina, Israele, gli Stati Uniti e da altri Stati che hanno discusso le principali questioni per la comunità ebraica internazionale e il mondo intero, come l’antisemitismo, l’esperienza di Israele come nazione numero uno delle start-up, la lotta alla pandemia e lo sviluppo dell’istruzione ebraica.
Il forum è coinciso con un momento di particolare tensione per Kiev sopra la quale incombe la spada di Damocle di Mosca che ha ammassato le sue truppe in prossimità delle frontiere ucraine, minacciando una invasione nel caso la Nato non fermasse la sua avanzata verso Est. In questo contesto il presidente ucraino Vladimir Zelenskij ha citato Israele come esempio per la sua nazione. “Sappiamo cosa vuol dire difendere il proprio Stato e la propria terra imbracciando le armi, sacrificando le nostre vite”, ha detto il primo ebreo ad essere stato eletto per questa carica nel suo intervento al Kyiv Jewish Forum.
Molti tra i partecipanti del forum hanno sottolineato la storia millenaria degli ebrei in Ucraina, che ha dato i natali a Golda Meir, la prima donna primo ministro di Israele, e a Sholem Aleichem, uno dei classici della letteratura Yiddish, e che è stata la culla di chassidismo e sionismo. Oggi il Paese conta una tra le più numerose comunità ebraiche al mondo e alla base della sua rinascita sta l’istruzione ebraica, ha commentato nel suo discorso Rav Yaakov Dov Bleich, rabbino capo di Kiev e dell’Ucraina. Nello stesso tempo, in Israele vivono 500mila ebrei dall’Ucraina, un vero e proprio ponte tra i due Stati. Oggi i rapporti tra Kiev e Tel Aviv sono eccellenti in tutti i campi, dal commercio alla sanità, e proprio in questi giorni l’ambasciatore ucraino in Israele, Yevgen Korniychuk, ha dichiarato che il suo Paese potrebbe riconoscere Gerusalemme come unica capitale dello Stato di Israele ed aprire lì una rappresentanza della sua ambasciata durante la visita del presidente Vladimir Zelenskij attesa per l’anno prossimo.
Tuttavia, come ha ricordato il presidente del World Jewish Congress, Ronald Lauder, i rapporti tra gli ebrei e l’Ucraina non sono sempre stati perfetti, e proprio a Kiev si è consumata una delle pagine più atroci della Shoah, il massacro di Babij Jar. In soli due giorni di fine settembre 1941, in una gola profonda vicino a Kiev, i nazisti, con la collaborazione delle forze ausiliarie ucraine, uccisero ad uno ad uno 33.771 ebrei. Proprio per partecipare alle commemorazioni per gli 80 anni dal massacro il presidente di Israele Isaac Herzog si è recato in Ucraina con la prima visita ufficiale. “La mia visita a Babij Jar rimarrà sempre con me, – ha dichiarato intervenendo al Kyiv Jewish Forum. – Ci rammenta come la comunità internazionale non possa permettersi di ignorare la forza distruttiva dell’antisemitismo”.
Secondo i dati citati da un altro relatore di spicco, Robert Singer, presidente del Center for Jewish Impact, i recenti sondaggi hanno evidenziato che il 44% di ebrei europei hanno sperimentato l’antisemitismo, mentre l’81% lo considera un problema serio nei i propri Paesi. L’importanza del Kyiv Jewish Forum sta, secondo Singer, nell’unire i protagonisti di rilievo dall’Ucraina, Israele e Usa in un fronte comune contro le manifestazioni dell’odio antiebraico. Mentre Ronald Lauder ha parlato di come il sistema del movimento BDS (Boycott, Divestment and Sanctions) delegittima lo Stato ebraico di Israele trasformando le università, una volta dei centri rispettati della libertà del pensiero e dell’apprendimento, nei luoghi tra i meno liberi sulla terra. “Una comunità ebraica forte e potente che non accetta di essere nuovamente una vittima è l’unico modo in cui sconfiggeremo questa nuova ondata dell’antisemitismo”, ha concluso il presidente del World Jewish Congress.
L’Ucraina vuole ripartire nel suo impegno contro l’antisemitismo proprio da Babij Jar, che dalla più grande fossa comune della Shoah e dal simbolo della cancellazione della memoria si sta trasformando in quello che punta a diventare il più grande centro della ricerca sull’Olocausto, come ha spiegato nel suo intervento Natan Sharanskij, il noto dissidente sovietico e presidente del Consiglio di Sorveglianza del Babij Jar Foundation and Holocaust Memorial Center. Come parte del complesso memoriale in costruzione sul luogo del massacro è stata inaugurata di recente una sinagoga.
I partecipanti del Forum hanno sottolineato l’importanza della recente approvazione da parte della Verkhovna Rada, il parlamento ucraino, della legge sulla prevenzione e il contrasto dell’antisemitismo. È uscito di recente anche il volume “Giusti tra le nazioni. L’Ucraina” che ha raccolto le storie di 2674 ucraini che salvarono gli ebrei durante la Shoah e il 14 maggio scorso nel Paese è stata celebrata per la prima volta la Giornata dei Giusti tra le nazioni ucraini. Tuttavia, come ha sottolineato il direttore generale della National Coalition Supporting Eurasian Jewry, per una lotta efficace contro l’antisemitismo l’Ucraina dovrebbe diventare membro ufficiale dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA).