di Paolo Castellano
L’Unione Europea non intende più aiutare l’Autorità Palestinese finché quest’ultima non accetterà i contributi fiscali raccolti dallo Stato d’Israele. La decisione è trapelata dal sito d’informazione Axios, che l’8 ottobre ha interpellato alcuni diplomatici europei e funzionari israeliani. Le fonti, che restano nell’anonimato, hanno sottolineato che ci potrà essere un supporto finanziario da parte dell’UE quando la leadership palestinese incasserà il denaro proveniente da Israele.
Come riporta Algemeiner, la posizione d’intransigenza palestinese sulla questione fiscale è stata ribadita anche lo scorso maggio. Il capo dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas ha infatti rifiutato di accettare il denaro proveniente dalla raccolta delle tasse che Israele aveva effettuato. Il rifiuto di Ramallah fa parte di una strategia politica per dimostrare la propria indisponibilità a cooperare con lo Stato ebraico finché il governo Netanyahu non abbandonerà il progetto dell’annessione della Giudea e della Samaria.
Da maggio, l’Autorità Palestinese non ha accettato 750 milioni di dollari di entrate fiscali. L’intransigenza palestinese non si è allentata nemmeno dopo gli Accordi di Abramo che hanno determinato la sospensione dell’incameramento dei territori contesi in Cisgiordania. Abbas non ha ancora preso una decisione in merito alla propria politica di protesta nei confronti di Israele.
Tuttavia, durante la scorsa settimana, il commissario per gli Affari Esteri dell’UE Joseph Borrell ha alzato la cornetta per contattare Abbas e la dirigenza dell’Autorità Palestinese. Borrell ha infatti ribadito che l’Unione Europea non concederà ulteriori prestiti fin quando non verranno accettate le tasse raccolte dallo Stato ebraico. Il commissario europeo ha poi invitato Abbas a riallacciare i rapporti diplomatici con Israele.
Secondo le fonti anonime citate da Axios, anche l’Egitto e la Giordania stanno tentando di convincere il leader palestinese a incassare il denaro proveniente dallo Stato israeliano.