Le donne sono al centro dell’attenzione dei media, in questi giorni. Perché Trump le insulta. Perché Hillary le delude. Perché l’Isis le rende schiave, mariti e fidanzati le sfregiano con l’acido o le uccidono, perché Roma ha un sindaco e un prefetto donna, perché Dilma Roussef si è dimostrata corrotta quanto gli uomini e Mary Barra guida la General Motors –è la manager più importante del mondo, in un settore tipicamente maschile. E la regina Elisabetta festeggia il regno più longevo della storia britannica. Molti dissero che il nuovo secolo nato il 1 gennaio 2000 sarebbe stato il secolo delle donne (secondo alcuni addirittura il Millennio). Ma i vecchi tabù faticano a scomparire, e tra questi l’idea radicata in tutte le culture che le donne abbiano un cervello diverso, più emotivo, meno razionale, carente dal punto di vista dell’orientamento e della logica cartesiana. Un cervello uterino, insomma. E anche più piccolo. È vero?
Secondo Daphna Joel, giovane e brillante neuroscienziata israeliana, ricercatrice preso la Sagol School of Neuroscience della Tel Aviv University, è assolutamente falso. I cervelli sono come dei mosaici, composti di tessere che potrebbero essere colorate di rosa o di azzurro, ma non esistono cervelli tutti rosa e cervelli tutti azzurri, e la combinazione delle tessere è arbitraria e casuale, determinata dall’educazione, dai pregiudizi culturali, dalle pressioni ambientali. Tanto che la Joel rifiuta l’idea di “identità di genere” bandiera del femminismo. E rifiuta anche l’idea di transgender, oggi così di moda: se non esiste il genere, è assurdo parlare del passaggio da un genere all’altro. Le sue teorie sono suffragate da ricerche su migliaia di cervelli umani, grazie alle tecniche di imaging –ma ovviamente non mancano le critiche al suo metodo. Intendiamoci, non è che non ci siano caratteristiche diverse nelle reazioni neuronali che donne e uomini hanno a determinati stimoli. Ma mentre per gli organi sessuali la differenziazione è netta, e non muta durante la vita, nel cervello di ognuno convivono caratteristiche maschili e femminili variamente distribuite, e non solo: una persona può avere genitali maschili, sensibilità femminile ed essere attratto sessualmente da donne, o da uomini, o da entrambi. E viceversa.
Se ne è parlato a Roma, durante il Brainforum “Ha un sesso il cervello?”, ideato da Viviana Kasam, presidente di BrainCircleItalia, e Pietro Calissano, presidente dell’European Brain Reaserch Institute (EBRI), fondato dal premio Nobel Rita Levi Montalcini, alla quale il convegno era dedicato. La Montalcini era infatti una grande sostenitrice dell’intelligenza femminile. Creò l’EBRI anche per promuovere le ricercatrici, spesso emarginate dal mondo scientifico. E diede vita a una Fondazione che porta il suo nome per far studiare le donne africane. A dibattere le tesi della Joel, Simona Argentieri, medico psicoanalista, Fiorenzo Conti e Martine Ammassari Teule, neurobiologi, Antonio Fantoni, genetista, Alberto Carrara, sacerdote, neuroeticista esperto in neuroscienze, Silvana Greco, sociologa e la giornalista Laura Ballio, giornalista del blog 27esimaora del Corriere della Sera. Una ampia carrellata di specializzazioni diverse per affrontare il tema da tutti i punti di vista, quello genetico ed epigenetico, quello dei condizionamenti sociali, psicologici e religiosi e anche quello della comunicazione, che tanto incide sul sentire collettivo. Un omaggio all’intelligenza femminile, e un modo di aprire le neuroscienze mettendo in discussione pregiudizi diffusi e consolidati sull’intelligenza.
Le conclusioni? Ci sono differenze biologiche tra uomo e donna, dovute alla maternità e a tutto ciò che ne consegue. E la diversità ormonale è sicuramente causa di diversità anche nel comportamento. Ma al di là questo, cervello maschile e cervello femminile hanno caratteristiche interscambiabili la cui definizione dipende da pregiudizi culturali e sociali. Basta guardare al mondo animale. Un cane fa la guardia, va a caccia, controlla il gregge indipendentemente dal fatto di essere maschio o femmina, pur avendo caratterizzazione sessuale e ruoli riproduttivi diversi. Solo nel genere umano la biologia ha determinato anche una diversità di compiti e una subordinazione della donna all’uomo. È giunto il momento di cambiare?