Mentre le comunità ebraiche italiane celebrano la Giornata Europea della Cultura Ebraica, un’altra delle grandi donne dell’ebraismo italiano scompare. Giorgina Levi Arian infatti si è spenta ieri a Torino. Aveva 101 anni, molti dei quali aveva trascorso all’insegna dell’impegno civile e politico, come
deputata del PCI, insegnante, giornalista e scrittrice.
La sua vita come quella del marito, il medico tedesco Enzo Arian, fu segnata dalla fuga in Bolivia nel 1939, dove rimasero fino al 1946. Quegli anni trascorsi in Sudamerica, dove Enzo Arian lavorò all’assistenza medica dei minatori e ai servizi per l’igiene sanitaria del paese, sono stati in seguito raccontati nel volume di Filippa Marcella “Avrei capovolto le montagne” (1990).
Al rientro in Italia, Giorgina Levi e il marito militarono nelle file del PCI. Giorgina in particolare fu consigliere comunale a Torino fra il 1957-64 e deputata al Parlamento fra il 1963 e il 1972.
Giorgina fu molto attiva anche in ambito ebraico. Il suo impegno per la trasmissione della memoria della Shoah fra i giovani, ma anche i suoi studi sulle comunità ebraiche piemontesi degli anni dell’Emancipazione e del Risorgimento (Fuori del ghetto, 1998), ne sono una testimonianza. Sempre in questo senso, è da ricordare la fondazione della rivista di cultura Ha keillah, nel 1975.
Fra le sue pubblicazioni più recenti si ricordano, “Tutto un secolo. Due donne ebree del ‘900 si raccontano” (2005) e “Un rabbino tunisino nei ghetti del Regno di Sardegna” (2006).
L’anno scorso, per i suoi cento anni, la città di Torino consegnò a Giorgina Levi Arian il sigillo civico della città.