di Giovanni Panzeri
“Sapendo quello che sappiamo oggi, sul coinvolgimento di impiegati UNRWA nel 7 di ottobre, non riesco a vedere come Israele potrebbe continuare a cooperare con l’UNRWA a Gaza”.
Con queste parole si è concluso l’intervento dell’ambasciatrice israeliana Meirav Eilon Shahar presso la sede ONU di Ginevra, durante una conferenza organizzata nel capoluogo svizzero da UN Watch, lunedì 26 febbraio, per discutere della possibile sostituzione dell’UNRWA, l’agenzia ONU che gestisce le operazioni umanitarie, i servizi educativi e sanitari per i palestinesi a Gaza e in altri territori mediorientali.
UN Watch è un’organizzazione non-governativa accreditata alle Nazioni Unite che si propone, secondo il suo statuto, “di monitorare la performance dell’ONU sulle basi della sua Carta”.
Durante la conferenza sono intervenuti, oltre all’ambasciatrice israeliana, diversi ex collaboratori dell’ONU, esperti di questioni umanitarie e un certo numero di parlamentari ed ex parlamentari da diversi stati membri.
La conferenza
Gli intervenuti hanno sollecitato la formulazione di un piano per riformare l’UNRWA per poi sostituirla nelle sue funzioni con altre istituzioni ONU, come l’UNHCR o il World Food Program, sulla base delle accuse lanciate da Israele verso l’agenzia, alcune recenti altre meno, secondo cui 12 dipendenti dell’istituzione avrebbero partecipato ai massacri del 7 ottobre e circa il 10% del personale sarebbe direttamente legato ad Hamas o altre organizzazioni terroristiche.
In seguito a queste accuse un numero senza precedenti di stati e donatori ha sospeso i fondi destinati all’agenzia ONU, e sono state lanciate due indagini, una interna da parte dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i servizi interni (OIOS) e una indipendente, guidata dall’ex ministro degli esteri francese Catherine Colonna.
I presenti hanno inoltre accusato l’UNRWA di essere strumento della causa palestinese e di fornire servizi per un tempo indeterminato a milioni di persone che non ne hanno bisogno o non dovrebbero essere classificate come rifugiati.
“Dovrà esserci un periodo di transizione – ha affermato l’ambasciatore americano Denis Ross- l’UNRWA non può essere sciolta improvvisamente, in particolare durante il conflitto. Durante questo periodo l’agenzia deve essere riformata, dev’essere sottratta al controllo di Hamas, le persone che lavorano per l’UNRWA devono essere esaminate, inoltre- ha continuato- anche i beneficiari dei suoi servizi devono essere selezionati meglio, sulla base dei loro veri bisogni. L’idea che i membri di ogni successiva generazione, indipendentemente da dove vive, debbano essere registrati ufficialmente come rifugiati è assurda”.
“In seguito il World Food Program potrebbe sostituire l’agenzia a Gaza- ha concluso- l’UNHCR potrebbe farlo in Libano, mentre il governo Giordano potrebbe occuparsi direttamente dei palestinesi sul suo territorio, con finanziamenti esterni. L’UNRWA deve essere sciolta perché è infiltrata da Hamas e permetterebbe loro di tornare a Gaza, utilizzando i materiali e i fondi dedicati alla ricostruzione per re-integrare i propri armamenti.”
“Il problema è che ogni volta che l’ONU opera in regioni controllate da un regime autoritario o da terroristi, viene infiltrata da quei regimi– ha dichiarato Zlatko Zigic, dirigente presso l’Agenzia ONU per i migranti dal 1997 al 2017- lo stesso è successo con l’UNRWA, perché l’ONU non riconosce Hamas o Hezbollah come organizzazioni terroristiche, ma come entità politiche. UNRWA dichiara chiaramente che non discrimina su base politica. Un’altra organizzazione ONU avrebbe gli stessi problemi. Per questo, e perché è l’organizzazione più presente sul territorio per distribuire aiuti, l’ONU sostiene che l’UNRWA è insostituibile”.
“Nonostante questo, sostituire l’UNRWA sarebbe comunque una grande conquista- ha continuato Zigic- perché la narrativa dell’UNRWA è che il conflitto del 1948 non è finito, e quindi lo sta perpetuando. (…) L’unica cosa che darà a Gaza un futuro sarà cancellare la cultura terroristica che vede nell’assassinare gli ebrei un obiettivo”.
“La realtà è che Israele, i parlamenti e i donatori potrebbero imporsi sull’ONU- ha concluso- e trasferire le strutture dell’URNWA ad altre organizzazioni delle nazioni unite. Tra queste in particolare l’UNHCR, perché i residenti di Gaza non sono veramente dei rifugiati, sono degli sfollati interni. Quindi si può sostituire l’UNRWA adottando un piano d’azione solitamente definito Refugee Coordinator Model (RCM)”.
Hillel Neuer, il fondatore di UN Watch, ha annunciato che la petizione lanciata da Un Watch per sciogliere l’UNRWA ha raccolto oltre 100.000 firme in 24 ore. “100.000 persone nelle ultime 24 ore, più di 100.000 persone hanno sostenuto questa conferenza e firmato questa petizione – ha dichiarato– (…) Quando è troppo è troppo. L’UNRWA va sciolta e rimpiazzata.
Neuer ha poi concluso la conferenza presentando in breve il futuro piano d’azione di UN Watch, che si ripropone di fare pressione all’interno dei diversi parlamenti, di costruire un vero piano d’azione per i governi che permetta di considerare alternative all’UNRWA e di esplorare la possibilità di azioni legali contro gli elementi nella leadership dell’agenzia accusati di essere complici di Hamas o averne coperto le azioni.
Inoltre UN Watch seguirà con attenzione l’indagine interna portata avanti dall’ONU sull’agenzia e quella indipendente portata avanti da Catherine Colonna e “da tre gruppi Scandinavi, che in passato hanno dimostrato pregiudizi verso Israele o in favore dell’UNRWA”.
Le posizioni dell’ONU
L’Onu ha espresso le sue posizioni su diversi temi sollevati dalla conferenza in un lungo comunicato stampa rilasciato lo stesso giorno.
Nel comunicato l’ONU afferma che i rifugiati palestinesi non godono di una condizione privilegiata rispetto ad altri rifugiati perché “sotto la legge internazionale, i rifugiati e i loro discendenti ritengono il loro stato fino alla risoluzione della questione che li ha resi tali. (…) Se l’UNRWA esiste da 75 anni non è a causa di una scelta dell’Agenzia, ma del fatto che gli Stati Membri si sono dimostrati incapaci di risolvere un problema politico”.
L’ONU inoltre afferma l’impossibilità di sostituire l’UNRWA con un’altra agenzia ONU, incluso l’UNHCR, sia nell’immediato, perché le altre agenzie non hanno le strutture e i numeri sul campo adatti ad affrontare l’emergenza, sia nel lungo termine, perché l’UNRWA, a differenza delle altre organizzazioni, è prima di tutto un fornitore di servizi pubblici, in particolare per quanto riguarda educazione e sanità, le cui strutture sono pensate nella speranza che queste diventino parte del futuro stato palestinese.
Per quanto riguarda l’accusa di avere legami con Hamas l’ONU spiega che “come in altre parti del mondo l’ONU opera in aree complesse controllate da ‘governi di fatto’ e gruppi armati. L’ONU coinvolge tutte le parti al fine di facilitare la consegna di servizi e assistenza umanitaria.”
L’Onu ha inoltre sottolineato che l’agenzia impiega 30.000 persone, 13.000 delle quali solo a Gaza, per la maggior parte Palestinesi e che “prende sul serio la responsabilità di assicurarsi che il suo staff e le sue operazioni aderiscano ai principi dell’ONU e ai suoi scopi umanitari”, sottolineando anche che buona parte delle accuse rivolte in passato da UN Watch all’UNRWA riguardavano persone che non aderivano all’organizzazione.
Come scrive il Guardian, l’UNRWA “deve reclutare da una forza lavoro che ha elementi ostili a Israele. Ha anche bisogno di mantenere una relazione aperta con Hamas per consegnare materiale umanitario e mantenere scuole sul territorio”.
Secondo l’ONU e la Commissione Europea, inoltre, Israele non avrebbe ancora fornito prove concrete per sostenere le accuse ai dipendenti dell’agenzia, e un recente report dell’intelligence Americana ha stabilito che alcune delle accuse presentate da Israele sono plausibili ma non possono essere verificate indipendentemente.