di Marina Gersony
L’antisemitismo si fa nero. Non è uno slogan, non è una battuta e non è l’ennesimo titolo acchiappa-lettori, è soltanto la triste sintesi di una realtà in aumento negli Stati Uniti. Recenti cronache riportano le esternazioni cariche d’odio da parte di alcuni esponenti della variegata e proteiforme comunità afroamericana, figure di spicco del mondo sportivo e non solo che prendono di mira i “soliti ebrei”, colpevoli di ogni Male nel mondo. Always the same old story, come recitava la nota canzone, la solita tiritera che non cambia mai.
Parole forti che ricalcano antichi pregiudizi istigando alla violenza e alla discriminazione. E questa volta non solo da parte dei suprematisti bianchi, bensì da fanatici che provengono dai mondi più svariati delle società, afroamericana inclusa. Una fra tutte la setta dei Black Hebrew Israelites, che si ritengono orgogliosamente gli unici discendenti dalle Sacre Scritture e giudicano gli ebrei bianchi degli usurpatori che hanno finanziato la schiavitù. Per non parlare della tragica morte di George Floyd, presa a pretesto per delegittimare Israele utilizzando immagini di Floyd con la kefiah palestinese e non solo.
Ma il vero rappresentante dell’odio antisemita è probabilmente Louis Farrakhan, un religioso statunitense, leader della Nation of Islam (NOI), che da oltre 30 anni battaglia contro i bianchi e la comunità LGBT suscitando non poche polemiche. Sono rivolti tuttavia soprattutto agli ebrei gli strali di questo personaggio che non perde occasione per organizzare delle vere e proprie campagne rabbiose, condite da discorsi che si commentano da soli. È possibile leggere le migliori «perle» del Farrakhan-pensiero in un pittoresco articolo e si commentano da sole.
Tra dichiarazioni odiose, parole grosse e frasi cospirative, Farrakhan vanta un repertorio basato su cospirazioni ebraiche, monopolio del potere mondiale bancario e via elencando in un tristemente noto déjà vu. Afferma che il popolo ebraico era responsabile del commercio di schiavi e che cospirava per controllare il governo, i media e Hollywood, così come vari individui e organizzazioni di colore. Spesso nega la legittimità dell’ebraismo – o pretesa ebraica nei confronti della terra di Israele – sostenendo che l’ebraismo non è altro che una «menzogna ingannevole» e un «errore teologico» promosso dagli ebrei per promuovere il «controllo» sul governo e sull’economia americana .
Nel corso degli anni i discorsi di Farrakhan hanno attratto vari politici e personaggi pubblici. Migliaia di persone seguono i suoi comizi che l’hanno eletto ad antisemita più popolare d’America. Durante un discorso a Washington, presso il Watergate Hotel di Washington, nel novembre 2017, Farrakhan ha detto al suo pubblico «che gli ebrei che possedevano molte piantagioni» erano responsabili di minare l’emancipazione dei neri dopo la guerra civile. Ha anche appoggiato il secondo volume del libro antisemita, La relazione segreta tra neri ed ebrei che incolpa gli ebrei per aver promosso di un mito di inferiorità razziale nera, muovendo accuse cospiratorie sul coinvolgimento degli ebrei nel commercio nel cotone, nei tessuti e nelle industrie bancarie. Farrakhan ritiene che questo libro dovrebbe essere insegnato nelle scuole.
Le dichiarazioni di sportivi e altre personalità
Quello di Farrakhan non è tuttavia l’unico caso di odio antisemita. Come abbiamo riportato in un recente articolo sul nostro sito Mosaico, fra i casi presentati figura anche il post del giocatore di football americano, il 33enne DeSean Jackson, che avrebbe espresso sui social network una dichiarazione fortemente antisemita. «Gli ebrei ricatteranno l’America con il loro piano di dominare il mondo e questo non funzionerà se i Neri capiranno chi sono», ha scritto per poi scusarsi pubblicamente in seconda battuta. Scuse che per qualcuno sono apparse «evidentemente non sincere» e che probabilmente non basteranno a risparmiargli una sospensione o addirittura il licenziamento. «Pubblico molte cose che ricevo», ha dichiarato apparentemente pentito -. Non odio nessuno. Non avevo capito il senso di quel passaggio. Hitler ha provocato un dolore immenso al popolo ebraico, simile a quello patito dagli afroamericani. Dovremmo combattere insieme l’antisemitismo e il razzismo. Ho sbagliato a pubblicare quelle parole. Mi scuso per averlo fatto e per il dolore che ho causato». Come dicevano i latini, excusatio non petita accusatio manifesta…
Infine, dulcis in fundo, in un discorso sconclusionato il rapper Kanye West a Charleston, nella Carolina del sud – dopo l’annuncio a sorpresa della sua candidatura alla presidenza della Casa Bianca – ha parlato di aborto («dovrebbe essere legale»), proponendo di dare un milione di dollari a ogni persona che decida di avere un bambino: «un incentivo finanziario potrebbe convincere molte donne a non abortire». Il rapper “Yeezus” ha quindi affermato che il piano potrebbe essere attuato a livello globale e che Israele potrebbe finanziare il programma in Africa.
In mezzo a questo delirio di minacce e insulti, meritano visibilità le parole equilibrate e concilianti di Kareem Abdul-Jabbar, icona sportiva, ex cestista e allenatore di pallacanestro statunitense, professionista nella NBA, di religione musulmana. Nella sua ultima rubrica per The Hollywood Reporter, Abdul-Jabbar sostiene che c’è stata una «scioccante mancanza di indignazione di massa» rispetto alle recenti dichiarazioni sui social media di vari personaggi dello sport e dell’intrattenimento che continuano con il loro chiasso antisemita. Una presa di posizione netta della star dell’NBA che di fatto ha invitato tutti gli afroamericani a condannare l’antisemitismo. Dichiarazioni che hanno indotto Yvette Alt Miller, nota studiosa di ebraismo, a rispondere all’ex cestista:
Caro Kareem Abdul-Jabbar,
grazie per aver parlato. Grazie per aver rotto il silenzio. Grazie per aver utilizzato la tua rubrica in The Hollywood Reporter e il tuo status di celebrità per condannare il recente torrente di tweet, post di Instagram e altre espressioni sui social media virulentemente antisemiti rivolti agli ebrei nei termini più vili. Grazie per essere un raro leader e modello di riferimento neri che non ha paura di opporsi e condannare l’odio quando è diretto contro gli ebrei.
«I recenti episodi di tweet e post antisemiti di celebrità dello sport e dell’intrattenimento sono un presagio molto preoccupante per il futuro del movimento Black Lives Matter – hai scritto – ma lo è anche la scioccante mancanza di indignazione di massa. Data la completezza di New Woke a Hollywood e nel mondo dello sport, ci aspettavamo un oltraggio pubblico più appassionato. Ciò che abbiamo ottenuto è stato un’alzata di rabbia».
[…]Un sacco di inchiostro è stato versato di recente lamentando «cancella la cultura» in cui una mossa falsa – un post insensibile o un commento razzista – può far perdere la propria credibilità o persino il proprio sostentamento. È uno sviluppo orribile, ma data la triste prevalenza della cultura oggi è ancora più scioccante che dichiarazioni o post antisemiti suscitino risposte così scarse.
Il rapper di celebrità Ice Cube ha trascorso il 10 giugno twittando che gli ebrei sono responsabili dell’oppressione degli afroamericani. (Da quando è uscita la tua colonna di supporto, Kareem, ti ha attaccato per aver tradito i neri e presumibilmente costretto a convincere gli ebrei per «trenta pezzi d’argento»). Il 30 giugno, la star della televisione Nick Cannon ha concordato pubblicamente con il rapper Richard Griffin, che ha chiamato gli ebrei «malvagi» e ha detto che gli ebrei sono responsabili della maggior parte del male del mondo sul podcast di Cannon; Cannon ha definito questi insulti «la verità». (Cannon è stato recentemente licenziato da Viacom CBS per le sue parole e infine si è scusato.)
[…] Dov’è l’indignazione? Dove sono le proteste per le strade? Dopotutto, questa volta doveva essere diverso.
Come hai scritto, Kareem, «La lezione non cambia mai, quindi perché è così difficile per alcune persone imparare: nessuno è libero fino a quando tutti sono liberi. Come ha spiegato Martin Luther King Jr.: ‘L’ingiustizia ovunque è una minaccia alla giustizia ovunque. Siamo intrappolati in una rete inevitabile di reciprocità’».
Dobbiamo avere tolleranza zero per l’antisemitismo. Dato che gli americani condannano il razzismo , dobbiamo trovare la forza di resistere anche all’odio ebreo.
Cordiali saluti,
Yvette Miller