Voices for Truth: a New York il summit mondiale degli influencer contro l’antisemitismo

Mondo

di Pietro Baragiola
Lunedì 1° luglio al centro Glasshouse di New York, si è tenuto l’evento “Voices for Truth: Influencers United Against Antisemitism”, il più grande summit al mondo di influencer riuniti per combattere l’antisemitismo, la disinformazione e l’odio contro Israele attraverso i social media.

L’evento, durato due giorni, ha riunito oltre 300 influencer, leader politici e personalità di spicco tra cui il rapper Kosha Dillz, il campione di basket Ryan Turrell, la star dei reality Julia Haart, la sopravvissuta all’Olocausto Tova Friedman e la prima medaglia d’oro israeliana nel judo Yael Arad.

Ospitato dal Combat Antisemitism Movement (CAM), il summit si è svolto in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri israeliano, il Center for Jewish Impact e la Jewish Agency for Israel.

“Questa è la nostra occasione per fare la differenza e per difendere il popolo ebraico, i nostri valori e le altre minoranze. Restare inerti non è un’opzione” ha affermato Sacha Roytman, CEO del CAM.

Fra i partecipanti anche chef, autori, artisti, musicisti e atleti che hanno deciso di condividere le proprie esperienze personali con l’antisemitismo in modo da studiare insieme la strategia migliore per affrontarlo nel mondo dei social.

I temi del summit

Nelle due giornate di summit sono stati presentati diversi panel dove gli organizzatori, insieme ai loro ospiti, hanno toccato numerosi temi importanti: la disinformazione sulla guerra tra Israele e Hamas; l’importanza delle alleanze interreligiose nella lotta contro l’odio; la “navigazione” nel mondo dei social; il sostegno degli ebrei di colore; il combattere l’antisemitismo attraverso il genere comedy, un concetto presentato dai comici Yechiel Jacobs, LE Steinman e Josh Zilberberg.

Anche gli attivisti studenteschi pro-Israele hanno avuto l’occasione di esprimersi in un panel interamente dedicato alla lotta contro l’antisemitismo nei campus universitari.

Proprio al gala di apertura del summit, tenutosi domenica 31 giugno, il sindaco di New York, Eric Adams, ha parlato della necessità di impedire che i campus universitari “generino odio”. “Siamo sull’orlo di un precipizio e voi avete il potere di decidere in quale direzione proseguiremo” ha dichiarato Adams, rivolto ai partecipanti del summit. “Basta che prendiate il vostro dispositivo in mano e potrete cambiare davvero il corso della storia. Non c’è spazio per l’odio in questo mondo. Non importa quale sia la vostra fede o se non ne avete affatto, facciamo tutti parte di un unico grande popolo: la razza umana. Insieme possiamo ribaltare la situazione!”

Il cantautore reggae Matisyahu si è unito al dibattito per raccontare come l’antisemitismo abbia avuto un impatto diretto sulla sua carriera. Dopo aver scritto il brano Jerusalem per esprimere la sua solidarietà verso il popolo d’Israele, il cantante è stato abbandonato dal suo manager e molti suoi concerti sono stati subito cancellati.

“Ciò che è davvero preoccupante è l’amplificazione algoritmica dell’antisemitismo su TikTok e Twitter (X). I social media stanno permettendo all’antisemitismo di diffondersi a una misura e ad un ritmo mai visto prima” ha affermato il deputato Ritchie Torres, offrendo agli altri leader presenti all’evento diverse strategie per proteggere al meglio i loro elettori ebrei.

Anche il conduttore radiofonico di Bravo, Andy Cohen (nella foto in alto), è salito sul palco del summit per esprimere con orgoglio le sue origini ebraiche, invitando il pubblico a seguire il suo esempio. “Per me, sventolare la bandiera di chi sono culturalmente è la cosa più bella che posso fare in questo momento. Siate orgogliosi di essere ebrei e non esitate a mostrarlo pubblicamente” ha affermato Cohen. “A volte le manifestazioni o i gesti più semplici sono anche i più potenti. Molti di voi hanno un grande seguito sui social e il semplice fatto di sostenere la cultura ebraica davanti ai vostri follower avrà un impatto più ampio di quanto possiate immaginare.”

Durante le due giornate dell’evento, Cohen si è occupato anche di moderare una tavola rotonda chiamata “Influencer Town Hall” dove celebrità dei social come Melinda Strauss, Lynn Shabinsky e Joseph Yomtoubian hanno parlato dell’odio online e delle loro esperienze dirette dopo il 7 ottobre.

 

Le testimonianze dirette

“Non abbiamo bisogno di loro.” Così ha commentato l’influencer Lyn Shabinsky per rispondere alla domanda di Cohen sul fatto se avesse risentito personalmente dei follower persi e dei contratti di collaborazione rescissi per aver dimostrato il sostegno al popolo d’Israele. “La nostra prima preoccupazione dev’essere garantire la sopravvivenza degli ostaggi. Per i follower e i soldi ci sarà tempo dopo.”

Tra gli ospiti del summit c’è stata anche Natalie Sanandaji, responsabile degli affari pubblici del CAM e sopravvissuta al massacro del Super Nova Music Festival. “Per me e molti altri, il 7 ottobre rappresenta la perdita della libertà e dell’appartenenza. La perdita della sicurezza. Dobbiamo assicurarci che non succeda mai più” ha affermato Sanandaji, raccontando la sua potente esperienza diretta.

Durante l’evento Sanandaji ha anche consegnato alla ballerina e attivista Montana Tucker il premio CAM Impactful Activism Award per il sostegno mostrato sui social media e per il suo video di sensibilizzazione sulla perdita di vite umane, pubblicato subito dopo il massacro di Hamas.

“Gli ebrei oggi hanno una voce. Siamo forti, potenti e resistenti” ha affermato con fierezza Tucker nel suo discorso di ringraziamento. “Abbiamo la fortuna di avere a disposizione i social media e di poter utilizzare le nostre piattaforme per raggiungere le persone di tutto il mondo.”

Ariel Martin (“Baby Ariel” sui social) ha condiviso l’esperienza del suo viaggio in Israele pochi giorni dopo il 7 ottobre ed ha espresso il suo grande orgoglio verso la resilienza del popolo ebraico. “Nonostante le minacce di morte, le rivolte nei campus e i fischi ad Eden Golan sul palco, noi andiamo sempre avanti. Nessuno di noi in questa sala è costretto a farlo ma lo fa nonostante tutto” ha spiegato Martin.

Il summit si è concluso lunedì sera con una chiamata all’azione per incoraggiare i partecipanti ad usare le loro piattaforme per educare, ispirare e combattere l’antisemitismo in tutte le sue forme.

“Viviamo in un mondo in cui le bugie diventano realtà, la verità diventa menzogna, le vittime diventano aggressori e gli aggressori diventano vittime” ha affermato il console generale israeliano Ofir Akunis. “A tutto questo dobbiamo dire basta. Basta!”