di Marina Gersony
Gli eventi drammatici avvenuti ad Amsterdam durante la partita di Europa League tra Ajax e Maccabi Tel Aviv portano con sé un peso storico e simbolico che va oltre i semplici scontri calcistici. Quella che inizialmente sembrava una comune escalation tra tifoserie si è trasformata in un episodio di aggressione tale da suscitare un allarme nella comunità ebraica a livello mondiale. Alcuni media israeliani hanno definito l’accaduto come un «pogrom», termine evocativo di eventi tragici della storia ebraica, che riporta immediatamente alla mente il contesto emotivo e storico legato a questo termine.
Secondo il Times of Israel, video circolati sui social mostrano israeliani intonare slogan contro arabi e palestinesi già nelle ore precedenti la partita, contribuendo a creare un clima di tensione che è poi degenerato in scontri violenti. Tuttavia, la reazione aggressiva è apparsa fin da subito sproporzionata: come evidenziato dal Jerusalem Post, alcune testimonianze raccolte da StandWithUs parlano di tentativi di accoltellamento e pericolosi inseguimenti in città, e addirittura persone gettate in un fiume, fermati solo con l’intervento della polizia antisommossa. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha commentato: «L’antisemitismo non ha posto in Europa», esprimendo una forte condanna che sottolinea la gravità percepita di questi eventi.
Una data storicamente carica di significati oscuri
Gli episodi di violenza di Amsterdam sono avvenuti alla vigilia dell’8 e 9 novembre, due date significative per la storia ebraica e mondiale. Questi giorni richiamano alla memoria tragici eventi storici: dall’8 novembre 1923, quando Adolf Hitler tentò un colpo di stato, alla Notte dei Cristalli del 1938, preludio alla persecuzione nazista, fino alla caduta del Muro di Berlino l’8 novembre 1989. Da non dimenticare la fondazione del Partito Nazionale Fascista nel 1921, evento che contribuì all’affermarsi delle dittature in Europa. In questo contesto, l’evento di Amsterdam risuona come un’allerta su come il passato possa ripetersi, richiamando alla memoria i cicli storici di intolleranza e violenza.
Coincidenze o simboli? La teoria della sincronicità
Secondo la teoria della sincronicità di Jung, alcune coincidenze storiche sembrano portare con sé un significato collettivo, legato al contesto inconscio e culturale dell’epoca. Questo approccio suggerisce che le date non siano necessariamente “casuali”, ma piuttosto rappresentino una sorta di eco storica. Gli eventi di Amsterdam accaduti alla vigilia di date così significative potrebbero, dunque, non essere visti solo come atti di violenza isolati, ma come segnali di ciclicità storica che invitano a riflettere sulle tendenze attuali.
Un avvertimento per l’Europa
Considerando le ricorrenze simboliche dell’8 e 9 novembre, non si può ignorare la possibilità che i recenti episodi di intolleranza e antisemitismo possano essere avvisaglie di tensioni globali che riemergono sotto nuove forme. In un’Europa ancora profondamente segnata dalla memoria dell’Olocausto, è cruciale mantenere alta la vigilanza e contrastare forme di odio che potrebbero ripresentarsi con modalità diverse. La reazione rapida del governo israeliano, che ha inviato aerei per evacuare i tifosi feriti, è un messaggio chiaro non solo di protezione verso i cittadini, ma anche di ferma opposizione contro l’antisemitismo.
La memoria come strumento di prevenzione
La ripetizione di episodi di odio e violenza non può essere trascurata, soprattutto quando questi si sovrappongono simbolicamente a date di forte significato storico. Gli eventi di Amsterdam rappresentano quindi un invito a non abbassare la guardia. La memoria storica, in questo contesto, diventa un elemento essenziale per costruire una convivenza pacifica e prevenire il riemergere di intolleranza e discriminazione. Ricordare gli errori del passato aiuta le società a vigilare e a prendere le giuste misure per contrastare l’odio, perché solo attraverso la memoria è possibile immaginare un futuro realmente inclusivo.