A New York si cerca di entrare nel Guinness World Record con una challà di quasi 11 metri

Personaggi e Storie

di Pietro Baragiola
La congregazione Rodeph Sholomon dell’Upper West Side di Manhattan ha presentato una challah lunga 35 piedi e 2 pollici (10,7 metri) per entrare nel celebre Guinness World Record.

Questo progetto è stato organizzato da Sarah Eisenman in onore dello Shabbat of Love, l’evento nazionale sponsorizzato dalle Federazioni ebraiche del Nord America (JFNA) lo scorso 19 gennaio con lo scopo di diffondere l’amore per il popolo ebraico in uno dei suoi momenti più bui.

“Il mio obiettivo era trovare un modo per battere un record il giorno dell’evento, in modo da rendere la nostra comunità orgogliosa” ha affermato Eisenman, responsabile della comunità ebraica della JFNA nonché madre di uno studente della Rodeph Sholom School.

Attualmente il record è ancora detenuto dalla Grandma Moses Bakery del Nuovo Galles del Sud, in Australia, che si è aggiudicata il titolo nel 2019 grazie ad una challah lunga poco più di 32 piedi, ma, una volta analizzati i dati raccolti dalla comunità ebraica newyorkese, la giuria del Guinness World Record potrebbe decretare un nuovo vincitore.

Preparare la challà

“Inizialmente avevo pensato di organizzare la cena di Shabbat più grande del mondo, ma mi sono resa conto che la challà sarebbe stata meno complicata da creare e più facile da misurare” ha spiegato Eisenman.

Fondamentale è stata la collaborazione con l’Unione Ortodossa che si è rivolta subito alla Strauss Bakery, una panetteria kosher di Borough Park a Brooklyn, dove è stato preparato e intrecciato un impasto dal peso di 200 libbre (91kg).

Non ancora cotta, la pasta è stata caricata su un camion a 18 ruote e trasportata nella fabbrica di David’s Cookies nel New Jersey che dispone di un forno a tunnel lungo 40 piedi. “Uno degli unici posti nell’area newyorkese che può ospitare una challà di quelle dimensioni” ha affermato Eisenman.

Dopo essere stata cotta, la challà è stata caricata nuovamente su un camion e trasportata nel centro della congregazione Rodeph Sholom. Lì, un gruppo di 30 volontari ha aiutato a scaricare l’enorme filone di pane dal furgone per portarlo nella sinagoga e alcuni di loro hanno iniziato persino a cantare Am Yisrael Chai (Il popolo di Israele vive) durante il trasporto.

Si è creato subito un clima di festa: genitori e nonni erano intenti a scattare foto della colossale challah mentre i bambini la osservavano con gioia e ammirazione. “Tutti hanno capito subito che stava accadendo qualcosa di speciale e che loro ne facevano parte” ha raccontato Eisenman.

Trasporto della challà (Foto: JFNA/Vladimir Kolesnikov)

Battere il record

La challà è stata svelata venerdì 19 gennaio durante lo Shabbat of Love che ha visto la partecipazione di oltre 30.000 persone, tra cui anche il presidente del distretto di Manhattan Mark Levine. Questo evento ha visto la partecipazione di oltre 240 organizzazioni che si sono prodigate per aiutare i loro concittadini ebrei ad ospitare migliaia di cene di Shabbat. Eisenman ha spiegato che “questo è esattamente il tipo di messaggio unificante di cui abbiamo bisogno in questo momento”.

Una volta misurata la challà, i dati raccolti sono stati inviati insieme alle riprese video alla giuria del Guinness World Record che raggiungerà presto un verdetto.

Nonostante la nuova challà superi di gran lunga le dimensioni della precedente vincitrice, per non farsi cogliere alla sprovvista la comunità ebraica newyorkese aveva preparato una “pagnotta di riserva” che si è rivelata ancora più grande (3 metri e mezzo in più), troppo per essere caricata sulle assi che l’avrebbero trasportata sul camion. Per questo motivo la challà di riserva è rimasta nel New Jersey dove è stata tagliata in una dozzina di pezzi grandi un metro e mezzo e donata a tutte le Moishe Houses di New York che hanno partecipato allo Shabbat of Love.

“Ho assaggiato un pezzo della nostra challà ed era davvero buonissima” ha confermato Eisenman, quasi sorpresa. “È stato incredibile vedere un piatto preparato da così tante mani mantenere il sapore che tutti noi ci aspettiamo. L’esperienza è stata proprio come me l’ero immaginata: una semplice e dolce incarnazione dell’orgoglio e dell’amore ebraico”.