di Ilaria Ester Ramazzotti
È morto oggi a Tel Aviv Abraham “Boolie” Yehoshua, scrittore, saggista e drammaturgo israeliano, voce narrante della complessità del mondo ebraico e della vita d’Israele. Aveva 85 anni e lascia tre figli e sette nipoti. Nel 2016, dopo cinquant’anni di matrimonio, era rimasto vedovo della moglie Rivka Karni. Il decesso è stato reso noto dall’ospedale Ichilov della città, dove era ricoverato. I funerali si svolgeranno in un cimitero laico a sud di Haifa.
Nato a Gerusalemme il 19 dicembre 1936 da una famiglia d’origine sefardita, aveva conciliato la sua intensa attività letteraria con la carriera di insegnante universitario prima negli atenei statunitensi di Harvard, Chicago e Princeton e poi all’Università di Haifa. Fermamente sionista, Yehoshua era stato altresì attivo sostenitore di una risoluzione pacifica e negoziata del conflitto arabo-israeliano, insieme ad altri due scrittori israeliani di primo piano, Amos Oz (deceduto nel 2018) e David Grossman, con i quali era diventato punto di riferimento per la sinistra del Paese.
Vincitore nel 1995 del più importante premio culturale israeliano, l’Israel Prize, aveva ricevuto dozzine di altri riconoscimenti, tra cui il Bialik Prize e il Jewish National Book Award. I suoi libri sono stati tradotti in ventidue lingue. Fra le opere tradotte anche in italiano fra gli anni Settanta e gli anni Duemila, si contano ‘Il signor Mani’, ‘Viaggio alla fine del millennio’, ‘Elogio della normalità’, L’amante’, ‘Fuoco amico’, ‘La sposa liberata’, ‘Il responsabile delle risorse umane’, ‘Un divorzio tardivo’ e ‘La figlia unica’.
Einaudi ha anche pubblicato ‘Il lettore allo specchio’ (2003), ‘Tutti i racconti’ (1999), i saggi ‘Il potere terribile di una piccola colpa’, ‘Etica e letteratura’ (2000), la commedia ‘Possesso’ (2001), gli articoli ‘Diario di una pace fredda’ (1996), il saggio ‘Antisemitismo e sionismo’ (2004), il libretto d’opera ‘Viaggio alla fine del millennio’ e la raccolta di saggi ‘Il labirinto dell’identità. ‘Scritti politici’ (2009), ‘L’ultimo comandante’ (2005) la pièce ‘Una notte di maggio’ (2005).
“Ci ha lasciati uno dei più grandi scrittori d’Israele -, ha dichiarato il presidente dello Stato ebraico Isaac Herzog, riportato dal Jerusalem Post -. Ci ha dato un’immagine speculare di noi stessi, accurata, nitida, amorevole e talvolta anche dolorosa, suscitando in noi un mosaico di sentimenti profondi. Quanto è straziante e simbolico che sia morto durante la Settimana del libro ebraico [il festival letterario in corso in Israele ndr].”
“Il suo lavoro era strutturalmente innovativo e narrativamente tradizionale – scrive oggi il Times of Israel -. Non c’erano frasi lunghe ‘un capitolo’ nei suoi romanzi e nessuna ricerca assurda svuotava tutta la trama. Invece, era probabile che si incontrasse la cruda esplorazione di un protagonista imperfetto ma simpatico, uno stile paziente e carico di umorismo e una trama oscura che abilmente teneva stretto il lettore alla pagina. Le frasi erano lunghe e complesse, annidate di significato, e il cuore delle storie spesso si poteva trovare nel dialogo”.
L’intellettuale e letterata israeliana Nitza Ben-Dov, anch’essa vincitrice del Premio Israele, ha spiegato sempre al Times of Israel che mentre l’opera letteraria di Yehoshua è cambiata notevolmente nel corso degli anni, andando dalle storie surrealiste ai romanzi realistici, lo scrittore era rimasto in sintonia con la società in cui ha vissuto, fortemente “radicato in questo posto”, in Terra d’Israele, dove era nato gerosolomitano di quinta generazione.
Mosaico Bet Magazine ha intervistato A. B. Yehoshua nel 2017, quando era venuto a Milano per la prima edizione del Festival dei Diritti Umani:
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