È morto a 78 anni il 9 novembre il filosofo francese André Glucksmann. Protagonista del Maggio ’68, militante per i diritti umani, fu punto di collegamento fra due generazioni di intellettuali, quella di Sartre, Aron e Foucault e quella dei “nouveaux philosophes“, il gruppo che ruppe con il marxismo negli anni Settanta.
Le grandi battaglie per i diritti umani di André Glucksmann hanno segnato i momenti più drammatici degli ultimi 50 anni, a cominciare da quando il filosofo lanciò negli anni Settanta l’appello al presidente francese Valéry Giscard d’Estaing per un intervento in favore dei profughi vietnamiti ribattezzati i “boat people” che fuggivano dalla dittatura comunista in Vietnam.
Nasce nel 1937 da una famiglia ebraica proveniente dall’Europa centrale, rifugiata in Francia all’avvento del nazismo. Suo padre morì all’inizio della guerra, la madre entrò nella Resistenza, come racconta nel libro autobiografico Una rabbia di bambino (Spirali). Dopo gli studi all’École normale di Saint-Cloud, André Glucksmann ottenne la cattedra di filosofia nel 1961, e divenne poi – benché maoista e tra i protagonisti del maggio ’68 – assistente alla Sorbona di Raymond Aron, intellettuale di centro-destra. Nel 1975 la rottura clamorosa con il marxismo: in La cuoca e il mangia-uomini: sui rapporti tra Stato, marxismo e campi di concentramento (L’erba voglio) Glucksmann denunciò il socialismo reale di Unione sovietica e Cina, fondando con Bernard-Henri Lévy la generazione detta dei «nouveaux philosophes», che da sinistra criticavano duramente il totalitarismo e il comunismo, all’epoca cultura dominante.
Il suo impegno continuò negli anni Novanta, quando fece sentire la sua voce per sostenere l’intervento contro la Serbia e criticando sempre più apertamente il “pacifismo”. Fu difensore, al contrario, di un interventismo quasi come dovere, in nome dei diritti dell’uomo, ora in Libia, ora in Siria. Il suo avversario principale, negli ultimi anni in cui prese le difese soprattutto degli indipendentisti ceceni, è stato il presidente russo Vladimir Putin.