di Michael Soncin
Una grande perdita per il mondo dell’arte. Nella mattinata del 12 aprile è morto ad 87 anni a Nizza, dove risiedeva da tempo, il pittore Daniel Schinasi. Era nato il 17 maggio del 1933 ad Alessandria d’Egitto da una famiglia ebrea livornese di origine sefardita. Sua madre era una maestra e suo padre un tecnico della Singer.
Fondò il movimento artistico neofuturista. Lungo le stazioni ferroviarie di Firenze, Pisa e Madrid si possono ammirare i suoi murales. In molti dei suoi lavori il tema dell’Esodo del popolo ebraico è una costante e proprio a Nizza due anni fa gli venne dedicata una grande retrospettiva.
“Come riportato dall’Ansa,- scrive Livorno Today – Schinasi si sentiva “un ebreo della storia“, un uomo che portava le ferite di vicende drammatiche, coltivando sempre la speranza che l’uomo, prima o poi, capisse gli errori che stava continuando a commettere e ne traesse un insegnamento per il futuro”.
“Adesso il rabbino Toaff lo accoglierà nelle sua braccia”, si legge dal quotidiano Il Tirreno. Parole della figlia Sarah, regista lirica di fama internazionale. Durante la giovinezza prima di dedicarsi alla pittura, Schinasi fece i lavori più disparati. Lasciò l’Egitto, luogo in cui era nato e cresciuto nel 1956, a soli 23 anni, per trasferirsi in Italia. Ci arrivò salendo a bordo della nave Esperia, con 30 dollari in tasca ed una valigia preparata in velocità. Assieme a lui vi erano centinaia di profughi italiani costretti a fuggire dopo la crisi di Suez. Per lui ebreo in un paese arabo la questione era ancora molto più grave.
“Risiedeva ormai da molti anni a Nizza, ma non dimenticava mai di farci conoscere le numerose iniziative che lo vedevano protagonista nel mondo dell’arte sia in Italia che all’estero. Non è mai stato iscritto alla nostra Comunità ma con lui se ne va comunque un pezzo della storia di tutti noi”. È il ricordo di Federico Prosperi, segretario generale della Comunità Ebraica di Pisa. Schinasi si era trasferito a Nizza con la famiglia all’età di 63 anni.
Le sue tele cosparse da una grande vivacità di colori sono state esposte in tutto il mondo: Francia, Italia, Stati Uniti, Nuova Zelanda ed Israele.
Il figlio: “La sua pittura e le sue idee non ci lasceranno mai”
” Daniel, mio babbo, è stato un grande uomo, semplice, generoso che ha sempre combattuto per le ingiustizie, le guerre nel mondo e rappresentato la sofferenza dei popoli, soprattutto quella del popolo ebraico utilizzando come voce la pittura e il disegno – spiega il figlio David a Mosaico -. Durante il suo cammino di artista il babbo si è sempre astenuto dal cascare in una società materialista. Potrei dire che l’unica modernità per lui è stato il cellulare, il computer e i social media. Negli ultimi anni della sua vita è riuscito, proprio grazie a questo tipo di tecnologia, a raggiungere milioni di persone e far conoscere la sua pittura nel mondo. Daniel ci ha lasciato ma la sua pittura, le sue idee, non ci lasceranno mai. Quello che mi ha insegnato è di mai arrendersi e continuare ad andare avanti”.