di Fiona Diwan
L’incontro non sarebbe potuto essere più eccentrico: un giovane poeta cosmopolita, nato ad Aleppo e di origine ebraica e un artista lombardo visionario e intriso di cultura classica. Eppure, a renderli affini, era un certo gusto surrealista e vagamente metafisico, nonché un amore sconfinato per le forme, le arti applicate e la decorazione d’interni. Siamo a Milano, negli anni Sessanta e stiamo parlando di Piero Fornasetti (1913-1988) e Miro Silvera (1942). Un incontro speciale, avvenuto al crepuscolo della vita artistica del genio lombardo del design industriale, vissuto a lungo a Varenna, sul lago di Como.
La duplice occasione per riparlarne è oggi non solo la bella mostra alla Triennale, Fornasetti, 100 anni di follia pratica (molto ben restituita dal catalogo Corraini), ma anche la ripubblicazione di Liber Singularis di Miro Silvera (Sefer Books), testo di poesie e prose uscito nel 1977 con 10 disegni inediti, molto belli, fatti ad hoc da Fornasetti per il giovane amico scrittore (la nuova edizione della raccolta poetica è stata presentata in Triennale, all’interno della mostra, proprio dal figlio Barnaba Fornasetti e da Michela Moro). Vale la pena riflettere su quell’incontro riconducendolo alla fame di modelli di riferimento talentuosi e artistici di cui andava a caccia il trentenne Silvera e il bisogno di entrambi, il vecchio e il giovane, di attivare corto circuiti creativi che fossero stimolanti e fantasiosi. Così nacque Liber Singularis (pubblicato nel 1977 nella prestigiosa collana di poesia di Scheiwiller e oggi disponibile in edizione limitata o in versione e-book, 4,99 euro). Entrambi, Piero e Miro, coltivavano il senso di mistero che circonda l’arte e la vita, un sentimento arcano e insieme razionale che governa la creazione della bellezza (sappi/che l’arcano/ regna/ sovrano/ e che il sovrumano/ si traveste/ d’umano, scrive in una poesia Silvera; “Non apparteniamo a questa terra. Siamo ospiti, invasori. Come vi siamo giunti ne partiamo. Poveri e stupidi. Ognuno possiede una chiave diversa, per un’altra casa che non conosce. È la commedia degli equivoci, in perpetuo”). Entrambi, il vecchio e il giovane, amano i riferimenti alla pittura metafisica, amano la sensibilità surrealista per i giochi di parole, hanno una predilezione per i tripli sensi o il non-sense, coltivano un gusto onirico per le visioni fluttuanti e rarefatte, purché racchiuse in un rigore compositivo che dia loro ordine. Fantasia, eleganza, rigore, humour.
Questo troviamo negli oggetti e nei pattern di Fornasetti, questo leggiamo nelle righe di Miro Silvera, un divagare immaginifico che sollecita un divertissement erudito e giocoso. Non che le poesie di Silvera non conoscano la dimensione del tragico, ma semmai la vogliono ignorare, lasciare ai margini.
La sua è una dimensione orfica, misterica, dove lo scorrere del tempo è un tornare all’inquieto rosicchiare della vita, al compromesso. Sono deserto tra i deserti... In definitiva, scrive di se stesso, je ne suis qu’un drame en cravate, non sono che un dramma in cravatta. E aggiunge, ancora ironico: Ho, in fondo, sempre vissuto come al cinema. Aspetto che la luce si accenda.
Altri versi invocano le stelle /che navigate / nelle mie carni/ che governate/ dall’alto le armi/ i carmi/ degli sconfitti/ il passo/ dei delitti / m’avete impresso…Poesie in cui l’Io è un cristallo che sogna… Che cos’è l’amore se non la sua attesa? Per che cosa ci risparmiano gli angeli?, si chiede il poeta.
«Questo piccolo libro è un grazie a Fornasetti per l’insegnamento che mi ha lasciato, per la sua grande libertà creativa e per quel suo burbero scansare cose e persone che non gli sembravano degne d’attenzione. Anche quella è stata una lezione magistrale che però non so ancora applicare bene», dice Silvera. «La qualità ha un prezzo che si paga con la solitudine. Ma lui è ancora qui, in mezzo a noi, fra tanti bellissimi oggetti; ed è anche nelle pagine di questo piccolo libro. A lui vorrei oggi dire grazie: grazie Piero, di essere presente per noi, Maestro nella grande tradizione italiana del Decoro e del Bello».